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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Napoli e la scoperta della narrazione romanzesca > Filostrato: Un amore del ciclo troiano

Filostrato

Un amore del ciclo troiano

fotografia La datazione del Filostrato, “vinto d’amore”, secondo il greco approssimativo di Boccaccio, è controversa. L’attribuzione al 1335, proposta da Vittore Branca e Pier Giorgio Ricci[1], non è stata accolta pacificamente e la cronologia tradizionale, che riporta il poemetto in ottave al 1338 o 1339, e comunque a una fase successiva alla stesura del Filocolo, è quella a tutt’oggi maggiormente accettata. Fonte di ispirazione per l’esile trama del libretto è la letteratura omerica. Dei numerosi eventi della guerra di Troia Boccaccio sceglie di enfatizzare un episodio marginale, quello riguardante gli amori di Troiolo, figlio di Priamo, e Criseide, nata dell’indovino Calcante. Gli intertesti di riferimento sono rappresentati dalle riscritture medievali del ciclo troiano, che rimandano agli apocrifi Ditti Cretese e Darete Frigio. Boccaccio mette probabilmente a frutto il Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure e l’Historia destructionis Troie di Guido delle Colonne, con i loro rispettivi volgarizzamenti, firmati da Binduccio dello Scelto e Filippo Ceffi.

Troiolo si innamora dell’avvenente vedova Criseida. Ricambiato dalla donna, vive con lei un’appassionata relazione amorosa. In seguito a uno scambio di prigionieri, Criseida è restituita al padre, che ha trovato ricovero presso i Greci, avendo profetizzato l’imminente caduta di Troia. Qui è presa in consegna da Diomede, che se ne invaghisce ed è ricambiato dalla bella prigioniera. Troiolo è macerato dal dolore per la separazione, al quale si assomma, ben presto, anche quello per il sospetto di un presunto tradimento. La vista del fermaglio d’oro da lui donato a Criseide sulle vesti di Diomede è la triste conferma che spinge Troiolo a cercare vendetta sul campo di battaglia. Il suo coraggio sarà però fiaccato da Achille, che lo trafiggerà a morte.

[1]Giovanni Boccaccio, Filostrato, a c. di V. Branca, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, II, pp. 3-228 e pp. 839-872, Milano 1964; P.G. Ricci, Studi sulla vita e le opere del Boccaccio, Milano-Napoli 1985, pp. 38-49.

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