titolo Ludovico Ariosto

Elegia di Costanza

“Copista per passione”, fin dagli anni della giovinezza, Boccaccio non è solo un accurato allestitore di codici per la divulgazione di opere della tradizione volgare ma è anche un attivo amanuense, impegnato nella produzione di testi a proprio uso e consumo. Ce lo testimoniano gli scartafacci Laurenziano XXIX 8 (già Santo Spirito IV 2), Laurenziano XXXIII 31, entrambi pergamenacei e palinsesti, e il manoscritto cartaceo Banco Rari 50, meglio noti come zibaldoni boccacciani[1]. Le carte di queste tre miscellanee annoverano opere di autori latini, mediolatini e volgari, a testimonianza delle letture più disparate. Vi si trovano anche le prime prove letterarie originali di Boccaccio, in un confusionario brogliaccio concepito come diario della formazione culturale dell’autore, memoria privata dei propri esercizi di scrittura e delle proprie curiosità intellettuali.

L’Elegia di Costanza del 1332 si sviluppa intorno all’epitaffio di Omonea, un’opera del I secolo d.C. che è parzialmente riprodotta tra le carte dello zibaldone Lurenziano XXIX 8. Boccaccio stravolge l’inventio di partenza, costituita dall’allocuzione di una fanciulla morta al giovane viandante giunto nei pressi del sepolcro, sviluppando la trama nella direzione del colloquio amoroso tra amanti infelici. Molte reminescenze senechiane e ovidiane si contaminano con echi della tradizione mediolatina, da Giuseppe di Exter a Matteo di Vendôme, Alano di Lilla e Arrigo da Settimello. Lo stesso Dante ritorna, ma rigorosamente tradotto in latino, e non è disdetto neppure il recupero di motivi ascetico-penitenziali, che conferiscono un tono macabro alla vicenda narrata. Esercitazione scolastica, l’elegia denuncia alcune inclinazioni caratteristiche della scrittura boccacciana, dal gusto per il centone alla riappriopriazione dei modelli classici e volgari, attraverso la loro ibridizzazione.

[1]Gli Zibaldoni di Boccaccio. Memoria, scrittura e riscrittura. Atti del Seminario internazionale di Firenze-Certaldo (26-28 aprile 1996), a c. di M. Picone-C. Cazalé Bérard, Firenze 1998.


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Zibaldone laurenziano, c. 35v. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Pluteo XXXIII 31. Boccaccio visualizzato: narrare per parole e per immagini fra Medioevo e Rinascimento, a c. di V. Branca, Torino 1999, vol. II, p. 53.

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