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Inni Sacri: Il nome di Maria

Il nome di Maria, secondo inno sacro scritto fra il novembre del 1812 e l’aprile del 1813, si incentra sul culto della Madonna. Il componimento inizia ricordando il presagio della divina maternità fatto da Elisabetta a Maria che era andata a visitarla, e narrato in un passo del vangelo di Luca (“Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno”). Di qui si avvia la serie delle lodi del nome della Madonna, che celebrano i valori legati al culto mariano. Quel nome, che per i Cristiani significa “madre di Dio”, è salutato con devozione su tutta la terra, sia nel vecchio che nel nuovo mondo (vv. 25-36). Per quel nome suonano tre volte al giorno le campane (vv. 41-44); e quel nome invoca chi ha paura e chiede aiuto, come un bambino nell’oscurità della notte, un navigante in mezzo alla tempesta o un’umile e povera donna piangente (vv. 45-56). Della Vergine viene evocata l’immagine materna, di madre che ha sofferto e che intercede misericordiosa a consolare i dolori umani, sia di ricchi che di poveri (vv. 53-60), ma viene anche lumeggiata (con la citazione finale dal Cantico dei Cantici) l’immagine biblica di terribile potenza. In chiusura del componimento il poeta invita il popolo ebreo ad unirsi a quello cristiano nella celebrazione del nome di Maria, la quale apparteneva alla stirpe d’Israele (vv. 69-80). L’inno, costruito sulla salda, e pienamente cattolica, idea ispiratrice del culto mariano, appare più omogeneo e compatto rispetto a inni come Il Natale o La Passione, nonostante certe forzature retoriche e qualche tono declamatorio (imperfezioni, queste, che testimoniano la difficoltà incontrate dal poeta degli Inni Sacri nel creare un nuovo linguaggio lirico, capace di trasporre in poesia la materia sacra). E’ anche l’inno dove il richiamo alla fonte delle sacre scritture è meno evidente e domina invece una fattura classicheggiante del testo, improntata a una solenne compostezza. Anche la forma metrica si ispira alla “strofa saffica” latina, variata sul modello neoclassico adottato dal Monti di tre endecasillabi chiusi da un settenario.

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