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Inni Sacri: La Pentecoste

fotografia Composta lungo cinque anni (1817-1822), fra interruzioni, ripensamenti e riscritture, La Pentecoste è il maggiore degli Inni Sacri. Essa celebra la discesa dello Spirito Santo, nel cinquantesimo giorno (come dice la parola greca del titolo) dopo la Risurrezione, sugli apostoli; i quali, riuniti nel Cenacolo con Maria e gli altri fedeli, costituivano il primo nucleo, umile e clandestino, della comunità cristiana, cioè della Chiesa primitiva. Nelle prime strofe il poeta si rivolge appunto alla Chiesa (“Madre de’ Santi; immagine / della città superna”) per ricordare come proprio dall’evento prodigioso della discesa dello Spirito Santo abbia avuto inizio l’espansione di quella piccola comunità, attraverso la predicazione apostolica, e il rinnovamento di tutta l’umanità (“su te lo Spirito / rinnovator discese, / e l’inconsunta fiaccola / nella tua destra accese”). L’inno attinge sia alle sacre scritture, sia ai moralisti francesi del Seicento, il cui influsso si fa sentire anche nella prima parte della Morale Cattolica (del 1818-19), con la quale l’inno ha non poche consonanze. Ma le fonti vengono trasfigurate in momenti di alta ispirazione lirica, specialmente nella seconda parte del testo, dove vengono meno gli elementi più dottrinari, presenti nel grandioso quadro della Chiesa militante (disegnato nella prima parte) e più liberamente l’autore dà voce poetica alla dimensione popolare e corale dell’evento sacro. Modulato in strofe molto musicali di settenari (sdruccioli, piani e tronchi, come nel Cinque Maggio), l’inno evoca, nella seconda parte, gli effetti della evangelizzazione, rendendo con commossa liricità il conforto spirituale portato dalla nuova parola di libertà, di uguaglianza e di giustizia nelle anime degli umili e degli oppressi. Quella parola, insieme al conforto della Grazia, permette di accettare i mali del mondo nella certezza della futura consolazione divina (quella “vita migliore” di cui parlerà Lucia alla fine del romanzo). E sul mondo moralmente illuminato e pacificato dalla fede si dispiega la maestosa coralità delle ultime strofe, con la preghiera allo Spirito Santo invocato a guida di tutte le azioni umane, fino al momento supremo (“brilla nel guardo errante / di chi sperando muor”).

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