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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > I tempi del Manzoni > Romanticismo e Risorgimento

Romanticismo e Risorgimento

fotografia Una delle caratteristiche peculiari della battaglia culturale sostenuta, con i loro manifesti e le loro polemiche, dai romantici italiani fu, oltre alla fedeltà alla solida tradizione illuministica, anche la stretta connessione con la battaglia ideologica e politica da cui prese avvio il Risorgimento italiano. Silvio Pellico, in una lettera al fratello del 1819, quando Il Conciliatore subiva gli interventi della censura austriaca e poi fu costretto a interrompere le pubblicazioni, chiariva i termini di quella connessione: “Il nostro pubblico ha aperto gli occhi sul nostro conto, e sa ora cosa intendiamo per romantici. […] Le provocazioni da noi sofferte, i ritardi posti all’uscita del ‘Conciliatore’ dalla doppia censura, la voce continua che fossimo per essere soppressi apersero gli occhi anche ai più ciechi, e romantico fu riconosciuto per sinonimo di liberale. Né più osarono dirsi classicisti fuorché gli ultra e le spie”.  Impresa “puramente patriottica” la definiva ancora il Pellico, e “impresa nazionale” il Borsieri, mentre Stendhal vi scorgeva un progetto di educazione morale dell’Italia. Sul piano del rinnovamento della cultura e del ruolo sociale del letterato i romantici milanesi continuavano, indubbiamente, l’opera dei Verri e del Beccaria, ma la situazione degli intellettuali progressisti al tempo della Restaurazione era ben diversa da quella del tempo di Maria Teresa o di Giuseppe II, cioè del dispotismo illuminato degli Asburgo. La Lombardia, attraverso l’esperienza rivoluzionaria e il regime napoleonico, aveva subìto profonde trasformazioni nelle strutture sociali, nelle istituzioni e anche nelle prospettive intellettuali, assumendo le caratteristiche di uno Stato borghese, con bisogni e aspettative di libertà economica e indipendenza politica. Il gruppo romantico milanese immetteva nel suo progetto culturale una visione politica già ormai risorgimentale, anticipando così le voci illustri dei protagonisti (dal Mazzini al Gioberti al Cattaneo) di quel processo, insieme culturale e politico, che avrebbe portato all’unità d’Italia.

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