AVIGNONE

Dal 1308 Avignone era sede del papato, che in tal modo era diventato anche dal punto di vista geografico una dipendenza del regno di Francia. La cosiddetta cattività avignonese, deplorata da molti cristiani del tempo (fra i quali santa Caterina da Siena), vide una serie ininterrotta di papi francesi ed ebbe termine solo nel 1377, quando Gregorio XI fece ritorno a Roma, provocando in tal modo il grande scisma d'Occidente: per tutta la vita (salvo una parentesi fra 1367 e 1370) Petrarca ebbe dunque a che fare con un papato avignonese e filofrancese.
Il suo primo arrivo ad Avignone, nel 1312, fu la conseguenza della scelta del padre di trasferirsi nella cosmopolita città papale per esercitare la sua professione di notaio; solo più tardi, al ritorno da Bologna nel 1326, i contatti stabiliti nel frattempo con i Colonna gli aprirono le porte del mondo della curia e gli permisero di intraprendere la carriera ecclesiastica. Fino al 1337 tutta la vita di Petrarca fece perno intorno ad Avignone: una vita fatta di mansioni al servizio dei Colonna, di severi studi classici (i primi acquisti librari documentati, l'edizione di Tito Livio) e di ancora occasionale attività letteraria (una sparsa produzione lirica ed epistolare, la commedia Philologia Philostrati). Dopo il primo viaggio a Roma e l'acquisto di una casa a Valchiusa la situazione cambiò: Petrarca conquistò una progressiva autonomia dagli impegni di curia, soggiornò ogni volta che gli fu possibile nella sua dimora campestre e cominciò a fare la spola tra Francia e Italia, dove nel frattempo andava consolidando una fitta rete di conoscenze. Nei tre successivi soggiorni provenzali (1342-43, 1345-47, 1351-53) abitò quindi di preferenza a Valchiusa, recandosi ad Avignone solo quando qualche motivo lo rendeva necessario.
A mano a mano che si accentuava il distacco di Petrarca dal mondo avignonese si inaspriva la sua polemica nei confronti della città papale, rappresentata come un ricettacolo di vizi e corruzione e soprattutto come il luogo in cui la Chiesa scontava il suo esilio: con un richiamo alle vicende del popolo ebreo deportato da Nabucodonosor, Avignone diventava così la nuova Babilonia (Canzoniere 114, 1-3 "l'empia Babilonia, ond'è fuggita / ogni vergogna, ond'ogni bene è fori, / albergo di dolor, madre d'errori") e si contrapponeva a Roma, che Cristo stesso aveva voluto come sede della Chiesa. Questo atteggiamento trova le sue espressioni più virulente nei cosiddetti sonetti babilonesi (136, 137, 138), che invocano sulla città esecrata la maledizione divina; nelle conclusioni di alcune lettere, datate "sui fiumi di Babilonia"(1) o "nell'inferno dei vivi" (2) (altre citazioni bibliche); infine nel Sine nomine liber.

(1) "super flumina Babilonis".
(2) "in inferno viventium".

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