Il Futurismo: le Edizioni Elettriche - Futurismo e cinema

 

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Il Futurismo: le Edizioni Elettriche

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Mino delle Site, Bozzetti per le pitture murali della Casa dello studente a Roma, (1937)

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F. T. Marinetti, Luci veloci. Dramma futurista in sei sintesi. «Comoedia», (1929)

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F. T. Marinetti, Francesco Cangiullo, Giacomo Balla, Dinamismo delle colline di Adrianopoli, 1914

   

La decima musa entra a far parte dell'universo artistico futurista nel 1916, anno in cui Marinetti, Ginna, Balla, Corra, Settimelli girano il film Vita futurista. Già in precedenza però Marinetti dimostra interesse per questa nuova forma d'arte, che presenta elementi tipici dell'estetica futurista: simultaneità, velocità, sorpresa, frantumazione del tempo e dello spazio. Nel Manifesto tecnico della letteratura futurista si avvale proprio dell'esempio del cinema per illustrare il carattere irrealistico della scrittura parolibera basata sul montaggio di immagini. Nel manifesto La nuova religione-morale della velocità (1916) indica tra i "luoghi abitati dal divino" i cinematografi. D'altro canto l'uso della tecnica del film penetra nella poesia e nella prosa futuriste, a partire da Zang Tumb Tùuum (1914). Sono in particolare le pellicole umoristiche, le "comiche", a stimolare l'immaginazione dei futuristi nel teatro sintetico, basta confrontare l'Amor pedestre (1914) di Marcel Fabre, incentrato sul movimento delle gambe, con Le basi di Marinetti (1915), in cui si vedono solo i piedi degli attori.
Nello stesso periodo in cui girano il film, Marinetti, Corra, Settimelli, Ginna, Balla e Chiti firmano il manifesto La cinematografia futurista (11 settembre 1916), che precorre le realizzazioni dell'avanguardia cinematografica posteriore. Il cinema, arte autonoma rispetto alla pittura o al teatro, "essendo essenzialmente visivo, deve compiere anzitutto l'evoluzione della pittura: distaccarsi dalla realtà, dalla fotografia, dal grazioso e dal solenne. Diventare antigrazioso, deformatore, impressionista, sintetico, dinamico, parolibero", puntare a quella "poliespressività", verso cui tendono le moderne ri-cerche artistiche. Tra le possibili soluzioni il testo elenca le "analogie cinematografate", fino alla conclusione: "Scomponiamo e ricomponiamo così l'Universo secondo i nostri meravigliosi capricci".

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F. T. Marinetti, Francesco Cangiullo, Dinamismo di una serata futurista, 1914