I luoghi della Memoria Scritta. Le Biblioteche Italiane tra tutela e fruizione - Biblioteche del secolo dei Lumi

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I luoghi della Memoria Scritta.
Le Biblioteche Italiane tra tutela e fruizione

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LA STORIA

L'istituzione di biblioteche in Italia nel XVIII sec. deriva in larga misura dal programma di rinnovamento politico-culturale, proprio del pensiero illuminista europeo. Costituite per pubblica utilità, dovevano essere un segno del mecenatismo delle case regnanti o di illustri famiglie aristocratiche. La formazione di biblioteche avvenne in tempi e con modalità diverse in un arco temporale piuttosto lungo: in alcuni casi addirittura anticipando gli anni dei Lumi, in altri sull'onda della Restaurazione. Le due biblioteche che si collocano a pieno titolo nel periodo settecentesco del dispotismo illuminato sono la Biblioteca Palatina di Parma e la Braidense di Milano, volute dai sovrani, rispettivamente d'Asburgo e di Borbone, alla fine del '700, arricchite dalle acquisizioni dei volumi della soppressa Compagnia di Gesù e dei fondi di antiche librerie claustrali.


I LUOGHI

Milano, Biblioteca Braidense, salone Maria Teresa  Parma, Biblioteca Palatina 

Milano, Biblioteca Braidense, salone Maria Teresa
La Biblioteca Braidense fu aperta al pubblico nel 1776 da Maria Teresa d'Austria e deve il suo nome al quartiere Brera dove ha sede nei locali del Palazzo del Collegio gesuitico. Fu incrementata con la Biblioteca dell'Ordine e con numerosi fondi, tra i quali la Biblioteca Haller, di opere scientifiche e la raccolta dei corali miniati provenienti dalla Certosa di Pavia. Il suo fondo speciale più noto resta quello relativo alla figura di Alessandro Manzoni, che comprende manoscritti, cimeli, l'epistolario, quasi tutte le edizioni delle opere dello scrittore e gli studi di critica manzoniana.

Parma, Biblioteca Palatina
La Palatina fu fondata da Filippo di Borbone nel 1762, dopo che il fratello Carlo III, divenuto re di Napoli, vi aveva trasportato la Biblioteca Farnesiana. Inaugurata nel 1769, affidata ad eruditi bibliotecari, venne costantemente arricchita con larghezza di mezzi. Sotto la guida del bibliotecario Du Tillot, fu la prima in Italia ad avvalersi di un catalogo composto di schede mobili. Attualmente possiede,tra l'altro, uno straordinario fondo di manoscritti ebraici, la raccolta delle edizioni di Giovan Battista Bodoni , illustre ed elegante tipografo del '700, e una ricca raccolta di stampe ed incisioni.

La Biblioteca Reale di Torino e la Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli hanno avuto origine da una politica di rilancio del prestigio monarchico, sviluppatasi nei primi anni dell'Ottocento, dopo la ventata rivoluzionaria francese.

 

Torino, Bilioteca reale  

Torino, Biblioteca Reale
A Torino, il giovane re Carlo Alberto, che prese le redini dello Stato sabaudo suscitando le speranze dei patrioti italiani, avviò una serie di iniziative che dovevano rilanciare, tra l'altro, la politica culturale del Regno. A questo scopo incrementò la biblioteca di corte, arricchendola di nuovi volumi e aprendola a un pubblico più vasto. La collezione, seguendo i gusti del sovrano, si specializzò in opere di carattere militare, storia della dinastia, araldica, numismatica e arte della stampa. Ancora oggi la Biblioteca Reale continua ad arricchire il patrimonio operando nel settore dell'antiquariato e nell'ambito delle opere specialistiche per la consultazione di testi antichi. Tra i tesori più preziosi, il Libro di preghiere di Margherita di Valoise . Il patrimonio posseduto è di oltre 200.000 volumi, 4.500 manoscritti e 5.000 cinquecentine.

 

Biblioteca Napoli Vittorio Emanuele  Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III

Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III
La Biblioteca di Napoli fu fondata da Carlo III di Borbone che divenuto re di Napoli vi trasportò da Parma, nel maggio 1734, la Biblioteca dei Farnese .Questa ricca raccolta di origine cinquecentesca, accresciuta da collezioni private e da biblioteche di corporazioni religiose soppresse, trovò splendida sede nel 1804 nel Palazzo Reale, disegnato da Domenico Fontana e dal Vanvitelli. Durante il decennio di dominazione francese (1806-1815), con Gioacchino Murat, la biblioteca accrebbe notevolmente il suo patrimonio, che fu successivamente arricchito anche in virtù della acquisizione di importanti biblioteche cittadine, quali la Brancacciana, la Provinciale, la Palatina, e quella dei Duchi d'Aosta. Oltre ai Papiri Ercolanesi e ai molti codici antichi ed umanistici, la Biblioteca conserva i manoscritti di Giovan Battista Vico, la maggior parte degli autografi leopardiani e delle opere di Benedetto Croce. In particolare la Biblioteca è testimone delle vicende letterarie e storiche del Mezzogiorno d'Italia. Possiede 2 milioni di volumi e oltre 13.000 manoscritti. Da segnalare 1.800 papiri del primo secolo a.C. provenienti dalla Villa dei Pisoni di Ercolano con opere di Epicuro e di Filodemo di Gadara. La Biblioteca custodisce il documento più antico conservato dalle Biblioteche Pubbliche statali, un'iscrizione berbera databile al primo millennio a.C.

Le due biblioteche fiorentine, la Riccardiana e la Marucelliana, hanno origine dal mecenatismo privato.

 

Firenze, Biblioteca Riccardiana

Firenze, Biblioteca Riccardiana
La Biblioteca Riccardiana ebbe origine alla fine del '500, come biblioteca privata della famiglia dei marchesi Riccardi, che raggiunse, alla metà del Seicento, una ragguardevole posizione economica tanto da poter intervenire attivamente negli affari politici del Granducato. L'acquisto del Palazzo di Via Larga, di proprietà dei Medici, segnò l'apice dell'affermazione sociale dei Riccardi. In questa sede venne trasferita anche la biblioteca, simbolo di prestigio nobiliare. Nel 1632, le opere possedute, però, erano solo poco più di 500: Francesco, figlio del fondatore, accrebbe il patrimonio librario sposando, a metà del Seicento, Cassandra Capponi che portò con sé in dote più di 5000 opere a stampa e 249 manoscritti. La biblioteca diverrà un importante centro di cultura cittadino fin dalla metà del 700 e nel 1815 fu acquistata dal Comune di Firenze e donata allo Stato, a condizione che fosse aperta al pubblico. La Riccardiana conserva, tra i più noti cimeli, una Commedia di Dante copiata e illustrata da Giovanni Boccaccio. Fra i codici più conosciuti, il celebre Virgilio del secolo XV, miniato con scene ambientate nella Firenze rinascimentale che documentano le varie fasi della costruzione del palazzo Medici in cui ha sede la biblioteca. Famosi per le loro miniature di carattere popolare, anche il Libro di Gabelle e il Trattato di matematica, appartenuto a Piero de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico.

 

Firenze, Bibllioteca Marucelliana

Firenze, Biblioteca Marucelliana.
Alla metà del '700, la Biblioteca venne aperta al pubblico con il nome della raccolta privata dell'abate Francesco Marucelli, il quale, morendo, donò i suoi libri e una parte dei beni fruttiferi alla città di Firenze affinchè venisse costruita una biblioteca pubblica "maxime pauperum utilitati". La biblioteca possiede più di 500.000 volumi, oltre 2500 manoscritti e un'importante e preziosa collezione di 53000 stampe e 3200 disegni dei sec XV-XIX, oltre a 9000 libretti di melodrammi.

Cremona, Biblioteca statale
Le origini della Biblioteca Statale di Cremona sono strettamente legate alle vicende della libreria del Collegio dei Gesuiti, istituita sul finire del '500 e arricchita nel corso degli anni da preziose acquisizioni, tra cui manoscritti e cinquecentine, lasciati in eredità dal vescovo Cesare Speciano agli inizi del '600. Agli stessi anni risalgono due globi terracquei di Gherardo Mercatore, che costituiscono, ancora oggi, uno dei maggiori ornamenti della Statale. Soppresso l'ordine dei Gesuiti nel 1773, per volere di Maria Teresa d'Austria, la Biblioteca venne separata dal Collegio ed aperta al pubblico nel 1780, dotandosi di fondi provenienti da conventi soppressi, quali i preziosi codici del convento di Sant'Agostino e di San Domenico. Un' ulteriore fonte di acquisizione le derivò dal deposito della biblioteca militare del Presidio di Piacenza. Nel 1185 le fu annessa la Libreria Civica che mantiene a tutt'oggi la sua unità. Il suo patrimonio librario consiste in oltre seicentomila volumi


I TESORI    

Tesori

Torino, Biblioteca Reale Leonardo da Vinci. Autoritratto. XVI secolo

Tesori

Manoscritto Vind. Gr. 1 della Biblioteca Nazionale di Napoli: DIOSCORIDES, Herbarium.

Conosciuto come Dioscoride Neapolitanus, risale al VI secolo e presenta in ogni pagina la miniatura di una pianta medicinale, accompagnata dal testo descrittivo della sua proprietà. Il manoscritto, che sembrerebbe preparato per l'uso quotidiano di monaci e medici esperti in farmaci, costituisce, sia sotto l'aspetto strutturale che sotto quello storico culturale, il punto di arrivo di una serie di trasformazioni subite dal testo dell'opera di Pedanio Dioscoride. Il testo di Dioscoride era infatti concepito come trattato scientifico; nel codice napoletano, invece, attraverso tagli, variazioni, aggiunte, si perviene ad un testo dal carattere didascalico e manualistico, più adatto agli interessi ed ai gusti della tarda antichità, che preferisce la letteratura di compendio.

 

Trattato prospettiva

Biblioteca Riccardiana, Firenze
Codice Riccardiano 2110 Della Prospettiva.

Il trattato di prospettiva, già attribuito a Leon Battista Alberti, e datato alla metà del XIV secolo, è stato assegnato a Paolo dal Pozzo Toscanelli da Alessandro Parronchi. Questo trattato espone, con tono divulgativo, le principali teorie di Euclide e Tolomeo ed è diretto ad ammaestrare un giovane chiamato Polisseo. Si citano inoltre altri autori, quali Aristotele, Euclide, Alhazen, ma si utilizzano soprattutto gli scritti di prospettiva di Roger Bacon, di John Pecham e di Biagio Pelacani. Secondo Parronchi il trattato è stato utilizzato da Leonardo da Vinci, dall'autore della Hypnerotomachia Poliphili e dallo stesso Benedetto Varchi commentando Dante.

 

Leggio

Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III
Leggio della Biblioteca privata della regina Maria Carolina