I luoghi della Memoria Scritta. Le Biblioteche Italiane tra tutela e fruizione - Biblioteche Universitarie Preunitarie

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I luoghi della Memoria Scritta.
Le Biblioteche Italiane tra tutela e fruizione

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LA STORIA

Dieci biblioteche statali sorte per lo più tra il XVII e XVIII sec. presso i più importanti Atenei degli stati pre-unitari e aperte, fin da allora, all'uso pubblico, hanno ancora oggi il titolo di universitarie. Si trovano a Bologna, Padova, Pisa, Genova, Cagliari, Napoli, Pavia, Roma, Sassari, Torino. Tali biblioteche, al momento dell'unificazione italiana, passarono alle dirette dipendenze dello Stato, ottenendo ben presto piena autonomia dalle rispettive università. In questo senso, le biblioteche universitarie assumeranno sempre più il carattere di biblioteche di conservazione di fonti storiche, letterarie e di storia della scienza o specializzate in raccolte di fonti di storia locale e di pubblicazioni legate alla realtà territoriale. La più antica è la biblioteca universitaria di Padova, istituita nel 1629 dalla Repubblica di Venezia, col nome di Pubblica Libreria, perché "servisse allo Studio padovano".
Al XVIII sec. risalgono l'Universitaria di Napoli (1615) e di Sassari (1617); nel 1670 fu aperta al pubblico l'Alessandrina di Roma , fondata dal Pontefice Alessandro VIII, che fece appositamente erigere un salone, su disegno del Borromini, nel Palazzo della Sapienza. Altri istituti (Cagliari, Genova, Pavia, Pisa) furono fondati nel '700 per fornire strumenti a sostegno dello studio e della ricerca.
Queste biblioteche seguirono perciò gli indirizzi culturali delle università e le loro raccolte furono spesso influenzate anche dalla personalità degli insigni professori che le frequentavano. La biblioteca di Pavia, per esempio, aperta al pubblico nel 1772, possiede le opere di grandi studiosi che vi hanno insegnato, tra i quali Alessandro Volta, lo scopritore della pila, e Lazzaro Spallanzani, insigne biologo.


I LUOGHI

  Torino, Biblioteca Universitaria

Torino, Biblioteca Universitaria       
Le origini della biblioteca risalgono al 1723 allorché Vittorio Amedeo II decise di unire ai 4000 volumi della biblioteca Civica quelli provenienti dalla Reale nel nuovo Palazzo della Regia Università. Nel sec. XIX il patrimonio dell'istituto, grazie a uno
straordinario processo di arricchimento dei fondi con oltre 3000 manoscritti, tra cui due codici di S. Cipriano del V sec e un codice di S. Ambrogio del VI secolo, arrivò a 250.000 volumi. La biblioteca venne danneggiata da un incendio divampato tra il 25 e 26 gennaio 1904, che distrusse più di 1500 manoscritti, oltre a circa 25000 volumi a stampa. I superstiti 2800 manoscritti, danneggiati sia dalle fiamme che dall'acqua di spegnimento, sono stati sottoposti a restauro totale, e ad oggi ne sono stati recuperati circa 1800.

Pavia, Biblioteca Universitaria

Pavia, Biblioteca Universitaria
Suscita ammirazione il Salone teresiano, l'ambiente originario della biblioteca, le cui imponenti scaffalature simboleggiano la solidità lungimirante del progetto di Maria Teresa d'Austria che nel 1754 volle una grande biblioteca, aperta al pubblico nel 1778. Le prime opere raccolte testimoniano il progresso delle scienze che avanzavano grazie alle scoperte ed all'insegnamento di professori quali Lazzaro Spallanzani, Alessandro Volta, Giovanni Antonio Scopoli. Il nucleo originario fu arricchito dall'arrivo di raccolte di testi a carattere medico naturalistico.

 

Genova, Biblioteca Universitaria

Genova, Biblioteca Universitaria
Il nucleo originario della Biblioteca Universitaria si costituì, in seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, intorno alla Libreria del Collegio dei Gesuiti. Nel 1935 essa fu trasferita nella sede attuale, la Chiesa Gesuitica dei Santi Gerolamo e Francesco Saverio. L'edificio, risalente al XVII secolo, presenta una navata divisa in due piani: la parte inferiore ospita la scaffalatura del deposito librario, ricco di oltre 500.00 volumi a stampa, 168 manoscritti, oltre 1000 incunaboli, 7000 cinquecentine; la sezione superiore, in cui è visibile una parte degli affreschi realizzati da Domenico Piola nel 1666/67, costituisce la sala di lettura.

Pisa, Biblioteca Universitaria

Pisa, Biblioteca Universitaria
La Biblioteca Universitaria di Pisa fu aperta al pubblico nel 1742 nei locali situati nella specola Astronomica con il patrimonio della Biblioteca privata del prof. Giuseppe Vareani (1662-1738) e successivamente arricchita dai volumi della biblioteca Medicea Palatina Lotarigia, dai manoscritti del monastero dei Camaldolesi di San Michele in Borgo nonché dagli incunaboli dei conventi pisani di San Domino e di Santa Croce.
Dal 1823 la Biblioteca, ampliata grazie all'annessione dei volumi del Collegio Ferdinando, ha sede nel Palazzo della Sapienza. Per quanto riguarda il patrimonio bibliografico sono particolarmente interessanti i sette manoscritti provenienti dall'Orto Botanico (il più antico d'Europa) contenenti preziose tavole acquerellate.


I TESORI

Manoiscritto

Manoscritto J.II.9 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino: Codice franco cipriota.

Generalmente indicato come Codice franco-cipriota, il manoscritto fu realizzato a Cipro presso la Corte di Giano II di Lusignano negli anni 1414- 1420 circa ed entrò a far parte dei beni di casa Savoia nel 1434, quando fu portato a Chambery come bene dotale di Anna di Cipro, figlia di Giano e di Carlotta di Borbone, andata in sposa a Ludovico di Savoia, conte di Ginevra. Il codice rappresenta una delle fonti più considerevoli della cosidetta Ars subtilior, il movimento stilistico che si colloca fra quello della trecentesca Ars nova francese e quello facente capo alla

Messale romano. XIV secolo

Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria
Messale romano. XIV secolo