ITALIANI A TAVOLA |
La storia degli italiani a tavola è lunga e complessa ed è uno specchio della storia sociale e familiare e la fotografia, più spesso quella privata, l’ha registrata. Questo genere fotografico ha il suo primo riferimento nelle ambientazioni del cinema neorealista, come nei film di Monicelli, Castellani, Zampa, Comencini, Mattoli fino alla splendida sequenza della cena alla trattoria romana nel film Roma di Fellini. | |
| A 323 Banchetto di famiglia (forse una Prima Comunione?) in un ristorante, d’estate. Gli uomini si sono tolta la giacca e le serranda alle finestre sono in parte abbassate. Tra le bottiglie di vino e le caraffe d’acqua individuiamo bottigliette di Coca-Cola e di aranciata, destinate ai bambini. La Coca-Cola è sbarcata sulla tavola degli italiani, attraverso la breccia dei desideri infantili, dopo aver conquistato i banconi dei bar e i tavolini dei caffè. La famiglia si riunisce nel segno del vestito migliore per lasciare di sé l’immagine ufficiale di gens ritrovata. I legami parentali resistono ancora alla nascente deriva dei single, dei figli in età matura, della frammentazione familiare dovuta alla dispersione territoriale e al progressivo diminuire del senso di comunità atavica. |
| A 326 Cena aziendale in un ristorante di Milano. Donne e uomini recitano la parte della assoluta parità: gli uomini si prestano a fingere d’averla totalmente concessa e le donne d’averla ricevuta o conquistata. Siamo nel 1951 e la via della uguaglianza tra i sessi è ancora lunga. La tavola rivela modi alimentari degli anni prebellici, come servire una buona e calda minestra in brodo. Il momento conviviale si risolve, quando il gruppo non può sedere attorno a una sola tavola. In una socializzazione a gruppetti non è possibile che tutti parlino con tutti, ma ciascuno con il suo vicino o con il dirimpettaio. Spesso si finisce per ascoltare quello che dice chi siede accanto a noi ed è rivolto ad altri. |
| A 335 Si cena “a lume di candela” in un locale dall’arredo folcloristico, che vuole restituire l’atmosfera di antiche trattorie di campagna o di osterie “fuori porta”. È l’Italia del boom, giacca e cravatta e calzini corti, signore dalle scollature non certo eccessive, che sorridono sicure di un benessere che le conquista sempre più. Mangiar fuori è ora un segno dellostatus sociale raggiunto e volentieri ci si presta alla commedia di credere che ci si sieda alle tavole antiche, col cibo cotto secondo tradizionali ricette, alla riscoperta di sapori perduti. Si veda la candela nel collo della piccola damigiana, l’evidente riduzione dell’apparecchio della tavola, la scadente qualità dei bicchieri. Il commensale del dopoguerra cede con piacere all’inganno dell’oste, che gli fa credere di essere totalmente dalla sua parte nell’offrirgli piatti dai nomi di una volta o dai modi gastronomici personali (fettuccine alla zi’ Maria, o gnocchetti alla Roberto!) |
| A 344 Il famoso ristoratore romano Alfredo presenta le sue celeberrime fettuccine e leva in alto le posate d’oro donategli dagli attori americani Douglas Fairbanks e Mary Pickford in una sala del suo locale. |
| A 345 Otto cuochi con il loro caratteristico copricapo in posa su una panoramica terrazza. La loro esperienza, le tradizioni di cui sono portatori e la loro fantasia ne ha fatto e ne fa i custodi della cucina e della tavola degli italiani. |
| A 349 Di fronte a una classica torta nuziale, in questo caso a tre piani sormontata dall’altrettanto consueta coppia di figurine in abito nuziale, i due sposi, unendo le loro mani destre e rievocando così l’antico rituale nuziale, si apprestano al primo taglio della torta. Anche questo è uno dei gesti più simbolici del banchetto nuziale rappresentando il taglio con le abitudini e i modi più individuali delle due vite parallele degli sposi ora congiunti nel viverne insieme una sola. |
| A 351 Al tavolo di un caffè all’aperto una giovane donna sorseggia una bibita da una cannuccia. Siamo negli anni ’60 e questa situazione è più che accettata ormai socialmente. |
| A 355 All’entrata di una casupola di campagna dei contadini siedono per un momento di pausa e di ristoro sorseggiando un bicchiere di vino. |
| A 366 In una sala dell’ospedale oftalmico di Roma alcuni degenti pranzano serviti da una suora. Al cibo si accompagna una bottiglia di vino, due di birra e un liquore al caffè. Sul retro, a penna: Roma 12-2-962 – Osped. Oftalmico. P. Degli Eroi. Timbro: 1262. |
| A 367 Festa familiare. Si imbocca la più piccola. L’apparente disordine dei commensali è indice di grande affettuosità esplicizzata nei gesti e nei comportamenti. La piccola è così introdotta nelle tradizioni della famiglia italiana (ma non solo) in modo impalpabile. Essa apprende che sedersi a tavola con gli altri è segno di armonia e di gioia. |
| A 373 Ai tavoli di un locale, sulle note di musiche orientali che un’orchestrina sullo sfondo suona, una danzatrice del ventre agita voluttuosamente i fianchi e le braccia, scoprendo le gambe, dopo aver conquistato la platea di un tavolo e coinvolgendo gli ingenui turisti in una dimensione che vorrebbe rifarsi all’immaginario collettivo occidentale dell’Oriente, fatto di odalische e di harem, dischiave e di erotismo esotico. Il benessere degli anni ’60 porta gli italiani a scoprire le terre lontane e a concedersi all’illusione di vivere avventure fantastiche al suono di tamburi e di strumenti ad arco. Il perbenismo cede per un istante alle tentazioni dell’Oriente letterario e cinematografico. |
| A 388 Tavolata di amici e colleghi di lavoro all’ombra di una tenda all’esterno di un ristorante. Sulla tavola fiaschi di Chianti, acqua minerale Appia e una bottiglia di spumante per il brindisi collettivo. Un posacenere reca la pubblicità della ditta romana di illuminazione Sciolari, ma la novità è la naturalezza del fumare della donna (seconda da sinistra e l’unica colta dall’obbiettivo a fumare): un gesto che mezzo secolo prima sarebbe stato assolutamente scandaloso e riprovevole se non compiuto nella più alta società, in quell’unico livello sociale dove la trasgressione è chiamata eccentricità. La tavola conferma ancora una volta l’evoluzione dei costumi sociali. |
| A 389 Alcuni ragazzi circondano il banco della birra Bavaria, che viene gratuitamente distribuita, in occasione di un’inaugurazione di un locale pubblico. La mescita in omaggio consente di abbandonare ogni reticenza e di vivere un momento di vittoria totale sull’antico senso della sete e della fame, che per secoli ha segnato il cammino della civiltà, lasciando profonde ferite nell’inconscio e nell’immaginario collettivo. |
| A 391 Si cena al fresco di una sera d’estate romana. Al tavolo restano due bottiglie di vino e i bicchieri e un coltello dimenticato, accanto al cestino del pane. La cena è finita, ora si beve, si conversa, si gode il fresco e la compagnia. Siamo in uno dei ristoranti tipici della Roma turistica, sulla Via Appia nei pressi delle catacombe di S. Callisto. È la Roma di Cinecittà e dei turisti americani, quella del film Vacanze romane. Non è detto che la tavola aiuti questa volta due intraprendenti giovanotti romani a conquistare il cuore delle ragazze straniere portate a cena tra i resti romantici della Roma antica. |
| A 392 Una serata d’estate in un ristorante della Via Cassia, sotto un pergolato. La signora è la stessa che vediamo sulla sinistra della fotografia precedente A 82, anche se qui indossa un abito scollato e il giovane che l’accompagna è il secondo da destra nella stessa fotografia precedente, ripresa nel ristorante “S. Callisto” sulla Via Appia Antica. Le due immagini ci conducono così nella Roma by night, quella della “dolce vita” di felliniana memoria. Whisky and soda stanno sul tavolo. Gli italiani affrontano i modi del bere anglosassone o meglio statunitense. Dietro l’elegante signora un manifesto dello stesso locale allude a una tournè di artisti americani che saluteranno il pubblico europeo nei giorni 9, 10 e 11 agosto sempre presso il ristorante “Belvedere delle Rose”. Interessante il saluto agli europei annunciato a Roma, che evidentemente risente degli avvenimenti costitutivi delle prime forme della Comunità Europea, che ebbero luogo proprio a Roma negli anni ’50. |
A 397 S.S. Papa Paolo VI a tavola con alti prelati e circondato da giovani sacerdoti ascolta il saluto ufficiale di benvenuto. La gerarchia è rispettata secondo ogni norma del cerimoniale pontificio, ma il pontefice sembra gradire l’assembramento dei giovani ecclesiastici. |