GUIDO GOZZANO, Colloqui con la poesia - Torino postunitaria

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 GUIDO GOZZANO, Colloqui con la poesia

Torino postunitaria

Veduta di Torino

Veduta di Torino


Palazzo Madama

Palazzo Madama


Manoscritto di Un rimorso, vv.1-20, da 'La via del rifugio' (1907)

Manoscritto di Un rimorso, vv.1-20, da "La via del rifugio" (1907).


Superga e dentiera

Superga e dentiera

   

A partire da1 1864, quando viene portata a Firenze la capitale del Regno d'Italia, in vista del definitivo trasferimento a Roma, Torino vive una lunga crisi.  Quando nasce Gozzano la città si sta già risollevando dal declino indotto dal trauma della perdita di ruolo e, nell’occasione dell’Esposizione del 1884,  provvede a lavori urbanistici consistenti, come la sistemazione del Parco del Valentino. Alla fine del secolo, inoltre, si avvia  quel processo di industrializzazione che la identifica come uno dei poli dello sviluppo economico nazionale: è del 1899, infatti, la nascita dell'industria automobilistica, prima  della FIAT e subito dopo della Lancia e delll'Itala. Da  città capitale Torino si trasforma in polo industriale, promuovendo i trasporti urbani, i collegamenti ferroviari,  l'istruzione e l'assistenza sociale. Cresce, almeno fino alla prima guerra mondiale, il numero di abitanti, per il continuo afflusso dalle campagne della popolazione, che va ad abitare i nuovi quartieri operai.

 

Quante volte tra i fiori, in terre gaie,
sul mare, tra il cordame dei velieri,
sognavo le tue nevi, i tigli neri,
le dritte vie corrusche di rotaie,
l’arguta grazia delle tue crestaie,
o città favorevole ai piaceri!
(........................)
Come una stampa antica bavarese
Vedo al tramonto il cielo subalpino... .
Da Palazzo Madama al Valentino
Ardono l’Alpi tra le nubi accese... .
È questa l’ora antica torinese,
è questa l’ora vera di Torino ... .
 
L’ora che io dissi del Risorgimento,
l’ora in cui penso a Massimo D’Azeglio
adolescente, a I miei ricordi e sento
d’essere nato troppo tardi ... . Meglio
vivere al tempo sacro del risveglio,
che al tempo nostro mite e sonnolento!
 
Un po’ vecchiotta, provinciale, fresca
tuttavia d’un bel garbo parigino,
in te ritrovo me stesso bambino,
ritrovo la mia grazia fanciullesca
e mi sei cara come la fantesca
che m’ha veduto nascere, o Torino!
(........................)
(Torino, vv. 1-6; 31-48, da I colloqui, 1911)