Le biblioteche del fanciullino. Giovanni Pascoli e i libri - Il poeta

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Le biblioteche del fanciullino. Giovanni Pascoli e i libri

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   Pascoli

Giovanni Pascoli nel 1900

Casa Pascoli. Lo studio del poeta con le tre scrivanie: per la poesia italiana, per quella latina e per la saggistica dantesca

Casa Pascoli. Lo studio del poeta con le tre scrivanie: per la poesia italiana, per quella latina e per la saggistica dantesca

Disegno

Disegno del Pascoli

Un taccuino del laboratorio pascoliano

Un taccuino del laboratorio pascoliano

   

Nemico giurato della vita cittadina, ombroso e schivo, Giovanni Pascoli (1855-1912) ha sempre prediletto i luoghi campestri. Nato a San Mauro di Romagna, borgo dei Torlonia sulle rive dell’Adriatico, aveva trascorso gli anni universitari di Bologna: “nove come per l’assedio di Troia”, diceva celiando il poeta.

Quegli anni difficili si erano in parte consumati in una bohème che gli aveva fatto conoscere la fame e il freddo, per non dire del carcere in cui era rimasto chiuso cento lunghi giorni a causa delle sue proteste di anarchico e di socialista della prim’ora. Orfano di padre (per l’orribile delitto del 10 agosto 1867 che piangerà tutta la vita: un uomo tornava al suo nido:/ l’uccisero... nella casa romita,/ lo aspettano, aspettano in vano...), Giovanni ha visto morire subito dopo la madre, quindi una sorella e due fratelli, patendo ripetutamente il trauma dell’abbandono, del “nido” infranto da riedificare. Condizione, questa, necessaria all’equilibrio che gli consente di dedicarsi agli studi e alla poesia nei modi sofferti e innovativi che diventeranno la pietra di paragone di ogni poeta del Novecento.