I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche - O poeta o filologo: la vocazione letteraria

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I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche

titolo

 

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Pirandello

 

Coppia di pupi cileni in tessuto, dono della Lietta (Roma, Via Bosio).

Coppia di pupi cileni in tessuto, dono della Lietta (Roma, Via Bosio).

 

Luigi Pirandello, Paesaggio di Anticoli Corrado (1936). Collezione privata

Luigi Pirandello, Paesaggio di Anticoli Corrado (1936). Collezione privata

 

Luigi Pirandello, Paesaggio marino con capanna. Collezione privata

Luigi Pirandello, Paesaggio marino con capanna. Collezione privata

 

Luigi Pirandello, Paesaggio collinare (1936). Collezione privata

Luigi Pirandello, Paesaggio collinare (1936). Collezione privata

 

Bordereau del Teatro Valle di Roma, dove debuttano, senza fortuna i Sei personaggi (1921).

Bordereau del Teatro Valle di Roma, dove debuttano, senza fortuna i Sei personaggi (1921).

Il Giuoco delle parti rappresentato in Inghilterra nel 1936.

Il Giuoco delle parti rappresentato in Inghilterra nel 1936.

Il Piacere dell’onestà a Parigi 1923

Il Piacere dell’onestà a Parigi 1923

La Giara a Roma nel 1925

La Giara a Roma nel 1925

 

Nell'adolescenza non ha dubbi: rifiuta gli studi tecnici per dedicarsi a quelli umanistici; ma quando avrà persuaso il padre riluttante che la sua vocazione letteraria é irrinunciabile, l'ambiente mercantile dal quale proviene sarà per lui un termine di paragone e da quell'angolo osserva se stesso con lucidità. Mette perciò subito le mani avanti, prevedendo la cattedra universitaria che certo lo attende, com'é disposto a scommettere fin dal 1886, non appena si é iscritto alla Facoltà di Lettere di Palermo:

«Mi preparo a studi enormi, volenterosamente. Se riuscissi in questo modo a incretinire, sarebbe forse la mia e la vostra fortuna! In questi quattro anni di Università debbo preparare il mio titolo per una cattedra. Ho ideato uno studio colossale intorno alla Favola, che scriverò in latino. Intanto mi é indispensabile la conoscenza del tedesco. Ci vuole anche questo. E dalli e dalli e dalli sulla mia povera testa! Un giorno o l'altro può darsi che si spezzi... "Et el mi piace", direbbe il Boccaccio...»'.

Il progetto é chiaro, perseguito con tenacia e senza risparmio di lodevoli iniziative. II Carducci che rimproverava a Pascoli di non dedicarsi allo studio del tedesco, non si sarebbe compiaciuto del diciannovenne tempestivo e lungimirante? Il quale ha nelle mire, oltre la fama, il denaro - quel denaro che gli verrà, a lungo, dal padre operoso a cui sono ignote le lusinghe delle Muse, quanto mai lontane da zolfo e commerci.

Non appena si é cimentato in un'opera «originale» (così definisce Belfagor), subito avverte:

«Ho fatto leggere tutto il lavoro al Prof. di Latino all'Università, Giacomo Cortesi, e mi rispose che ad opera finita, s'impegnerà di farlo pubblicare a Roma, facendomelo pagare per quel che vale. Comincerà per tempo a guadagnar qualche cosa. E da ora in poi non mi ispirerà che questo: far denaro».

E insiste, quasi non abbia altra meta che il guadagno:

«Amo lo studio che mi darà pane».

Mentre poi annuncia di aver composto in soli tre giorni una Comedia volgare, suggestionato dalla Duse, magistrale interprete della Dame aux camélias, tiene a precisare che egli non si appaga di esiti dilettanteschi, puntando alle pratiche realizzazioni delle proprie attitudini:

«Ho scritto in tre giorni una Comedia volgare, in sette scene: se fra cinque o sei giorni, rileggendola, mi piacerà ancora, la darò alla Duse per la rappresentazione.

Ho saputo che lo zio Giorgio mi dà continuamente titoli non molto graziosi, a causa della mia tenacità negli studi, a scapito dei miei interessi, e di quelli principalmente di mio padre. Io, da parte mia, non so fargli torto davvero [...]

Io ho una sete inestinguibile di guadagno, perché vedo che senza denaro non si é uomini in nulla e per nulla, e perciò a fine di crearmi una posizione sociale modesta e comoda, al più presto, mi piegherei perfino alle più ingrate e penose fatiche. Darei dieci anni della mia vita pur di conoscere il modo di arricchire in un anno, senza farmi impiccare in sei mesi».

Due anni dopo, quando con la trasferta romana cade il velo delle illusioni, non ci sorprenderà questo sfogo:

«Sfacchino tutto il giorno, miei cari, trafficando con la merce di minor valore: le parole!».

I famigliari, a cui sono destinate (e forse in parte le determinano) le battute «mercantili», avevano d'altra parte modo di smentire tanto scetticismo. L'amore di Pirandello per l'arte e per lo studio si rivela di continuo dietro la maschera di chi vuol apparire disincantato.

Enrico IV rappresentato a Broadway nel 1924

Enrico IV rappresentato a Broadway nel 1924