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Terzogenito di Isabella d’Este e di Francesco Gonzaga, nasce a Mantova nel 1500 e muore nella stessa città nel 1540. Figlio prediletto di Isabella, riceve dalla madre una formazione umanistica raffinata e viene fin da giovanissimo coinvolto nelle vicende politiche del tempo. E’ inviato presso il re di Francia Francesco I, dopo la vittoria dei Francesi a Marignano nel 1515. Torna in Italia nel 1517 per prendere in moglie (secondo un disegno della madre) Maria Paleologo, figlia di Guglielmo IX, marchese di Monferrato, ma il matrimonio non si consumerà per la giovanissima età di costei (aveva solo otto anni). Alla morte del padre nel 1519 assume la guida dello Stato. Alla fine del 1520 si mette al servizio del papa Leone X e nell'aprile del 1521 il Papa lo investe del marchesato. Dal legame clandestino con Isabella Boschetti ha due figli illegittimi, Alessandro ed Emilia. Nel 1523 è confermato capitano generale della Chiesa. Dopo la morte di Maria Paleologo sposa la sorella di costei, Margherita, dalla quale ha cinque figli maschi e tre femmine. L’aggravarsi della sifilide lo porta (come nel caso del padre) alla morte, sopraggiunta nel 1540. Nei confronti dell’Ariosto Federico esprime giudizi critici sulla resa teatrale delle sue commedie in versi, pur lodandole come opere letterarie. Al marchese di Mantova l’Ariosto chiede, con una lettera del 15 gennaio 1532, l’esenzione del dazio della carta occorrente per la terza edizione ferrarese del Furioso e, con l’occasione, lo informa delle variazioni dell’ultima redazione e delle lodi profuse nei suoi confronti nel corso dell’opera. Appena uscita dai torchi Ludovico invia immediatamente una copia della terza edizione al marchese. Il poeta celebra Federico Gonzaga come d’uomo d’armi virtuoso in diversi passaggi dell’Orlando furioso, come in XXXIII, 46, 1-6: "Federico, ch’ancor non ha la guancia / de’ primi fiori sparsa, si fa degno / di gloria eterna, ch’abbia con la lancia, / ma più con diligenzia e con ingegno, / Pavia difesa dal furor di Francia, / e del Leon del mar rotto il disegno" e in XXVI, 49, 5-6: "V’è Francesco Gonzaga, né abandona / le sue vestigie il figlio Federico".
Tiziano Vecellio, Ritratto di Federico II Gonzaga, Madrid, Museo del Prado |
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