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![]() L’universo ariostesco che emerge dal Furioso è continuamente minacciato dall’errore. Già in una delle ottave iniziali, quando il poeta parla della inaspettata separazione di Orlando da Angelica al ritorno in Francia, incontriamo una massima assai eloquente: ‘ecco il giudicio uman come spesso erra!’ (Orlando furioso, I, VII, 2). Il ‘giudizio’degli uomini è limitato, imperfetto, soggetto allo sbaglio. L’errore è legato strettamente all’errare dei cavalieri del romanzo, assorbiti nei loro movimenti a spirale, coinvolti in una ‘ricerca’ che non ha mai termine. La pluralità di situazioni, di movimenti e di gesti messi in atto dai cavalieri sono segnati dal dominio imprevedibile dell’errore. Insieme alla pazzia, che mette a rischio continuamente il procedere coerente dei personaggi, soggetti ad una insidiosa deviazione, anche l’errore mette in crisi la progettualità razionale dei personaggi, condiziona i valori eroici ai quali dovrebbero ispirarsi i cavalieri, mette a repentaglio la ricerca e il mantenimento dell’onore. L’inseguimento incessante di un desiderio, che presenta caratteri illusori, obbliga gli uomini ad attraversare una rete di finzioni dove regnano l’errore e l’erranza, la falsa certezza, la non coincidenza tra desideri diversi, la possibilità perenne dello ‘scarto’. Un passaggio ulteriore che ci consente di verificare l’importanza della dittologia giudicio / errore è contenuta in Furioso, X, 15, a proposito dell’apparente atteggiamento di pietà del traditore Bireno nei confronti della figlia del re di Frisia, di cui egli è innamorato: ‘Oh sommo Dio, come i giudicii umani / spesso offuscati son da un nembo oscuro!’. Cesare Ripa, Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa Perugino Notabilmente accresciuta d’immagini, di annotazoni e di fatti dall’Abate Cesare Orlandi, vol. II, Perugia, Stamperia di Piergiorgio Costantini, 1764-1767, p. 352. |
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