IX. Un gusto macabro e cruento
Se buona parte delle novelle della nona giornata ripropongono il tema della beffa, al quale si possono ascrivere 1, 3, 4, 5, 8, e 10, non sembra condivisibile l’ipotesi che vede in questa decade il collettore di materiali di risulta, avanzi delle due giornate precedenti, dedicate alla burla, relitti di una superfetazione comica, difficile da contenere. In realtà se un’unità tematica non è riscontrabile a livello dei contenuti, esiste però di fatto un’uniformità stilistica che accomuna alcune novelle della giornata, inscrivendole sotto l’insegna del medesimo gusto macabro e cruento. La prova d’amore richiesta da madonna Francesca a Rinuccio Palermini e Alessandro Chiarmontesi (1) prevede lo scoperchiatura della sepoltura dello Scannadio, uomo temibile e corrotto, la sostituzione del cadavere con uno dei due amanti, quindi il trasporto della finta salma fino a casa di Francesca. La richiesta è un modo per liberarsi dalle attenzioni non ricambiate dei due spasimanti; tuttavia la scena centrale della novella, che descrive l’azione notturna degli innamorati, si colora di toni cupi e paurosi, piuttosto che essere il tripudio di una comicità fatta di gag. L’inveramento del sogno di Talano d’Imola (7), che prevede l’aggressione della moglie da parte di un vorace lupo, stigmatizza il motivo antropologico del pericolo nel bosco, caro alla tradizione fiabesca e popolare (si pensi all’esempio di Cappuccetto Rosso). La novella è espressione di un sentimento misogino, che, inaugurato dalla vicenda della vedova e dello scolare (VIII, 7), mostra di affermarsi sempre più prepotentemente nelle ultime giornate del Decameron.