IX. Il principio della sottomissione coniugale
La sottomissione della moglie al marito è uno dei temi ricorrenti nella nona giornata. L’episodio di Talano (7) esemplifica la punizione esemplare di Margherita, rea di non aver preso sul serio gli ammonimenti del marito, che le intimavano di non recarsi nel bosco, avvisandola del pericolo del lupo. Nel consiglio elargito da Salomone a Giosefo (9), che non riesce a “domare” la moglie ritrosa, si conferma l’incitamento all’autoritarismo maschile, che si risolve, per la malcapitata, in una violenta picchiatura a suon di bastonate.
Le novelle misogine della nona giornata (7, 9) preparano la scena per l’azione finale, recitata alla conclusione dell’opera dalla paziente Griselda (X, 10), martirizzata dal marito, il crudele marchese di Saluzzo. La durezza con la quale le scene di punizione delle donne sono descritte sembra richiamarsi al modello lirico del Dante petroso. La tradizione comico-realistica è invero apertamente allusa nella novella 4, che vede come protagonista il poeta Cecco Angiolieri, messo alla berlina da Cecco di Fortarrigo, dopo essere stato da lui derubato in una taverna. Chiaramente ispirata alla memoria della Commedia è invece la beffa di Ciacco e Biondello (8). I due “morditori” fiorentini sono ricordati come golosi, colpa che affligge il Ciacco dantesco di Inf. VI. L’azione del pareggiamento di conti, descritto in questa novella, coinvolge le famiglie fiorentine dei Cerchi e dei Donati, protagoniste della scena politica dell’età di Dante. Un altro dannato di Inf. VIII, il violento Filippo Argenti, sarà invece pedina decisiva nelle mani di Ciaccio, che gioca proprio sul requisito caratteriale dell’iracondia, ascritta a Filippo Argenti dall’autore della Commedia, per espletare la sua controbeffa ai danni di Biondello.