La Gerusalemme liberata (i protagonisti)
Seppure poema corale, scontro tra due eserciti e persino tra due schieramenti ultraterreni, la Liberata si incardina su un gruppo di personaggi, sulle loro azioni e sulle ragioni intime che sono sottese. La fede di Goffredo, il suo essere eletto dalla scelta divina, fissano la sua funzione aggregante, di eroe che unisce un campo scosso e indebolito da errori e tentazioni. Gli errori sono quelli del giovane Rinaldo, esemplato sull’Achille omerico, rapito prima da un’assoluta ambizione di gloria, poi dall’amore per Armida. Solo la liberazione, ad opera di Carlo e Ubaldo, e la purificazione consentiranno a Rinaldo (cui si lega anche il motivo encomiastico del poema, essendo presentato quale capostipite degli Este) di svolgere il suo compito, decisivo per la conquista di Gerusalemme. Tentazioni ed errori anche per Tancredi, cavaliere valoroso ma indebolito dall’amore per la bellissima Clorinda, guerriera pagana, e a sua volta amato da Erminia. La terna dei personaggi, costruita su amori non corrisposti e responsabile di una vasta area lirica entro il poema, si scioglie quando, nel canto XII, Tancredi ignaro, in uno scontro notturno, colpisce Clorinda, battezzandola appena prima della morte; la sofferenza d’amore si protrarrà fin quando Tancredi riuscirà in un duello mortale a sconfiggere Argante, indomito eroe pagano, e vedrà le sue ferite curate dalla stessa Erminia. Nell’altro schieramento, nobile figura di eroe, quasi contraltare di Goffredo, si trova anche Solimano, che per ultimo, dopo Clorinda e Argante, dovrà cedere alla vittoria cristiana e cui il Tasso affida dall’alto una mirabile visione tragica del campo di battaglia. Su un altro piano infine le due figure di Pietro l’Eremita, solenne ispiratore della Crociata, e del mago d’Ascalona, deposito di una magia naturale che ha il suo contraltare nella magia perversa di Ismeno.

G.B. Tiepolo, Rinaldo abbandona Armida, Vicenza, Villa Valmarana

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