I luoghi della Memoria Scritta. Le Biblioteche Italiane tra tutela e fruizione - Biblioteche Nazionali Centrali

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I luoghi della Memoria Scritta.
Le Biblioteche Italiane tra tutela e fruizione

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LA STORIA

In Italia sono attive due Biblioteche Nazionali Centrali, di Roma e di Firenze. Assolvono, oltre a una funzione culturale, anche compiti bibliografici nazionali. Ricevono, infatti, per diritto di stampa, una copia di quanto si pubblica in Italia.
La presenza di due biblioteche nazionali centrali si spiega alla luce delle vicende storiche italiane: al momento dell'unità d'Italia (1861), Roma restò ancora per nove anni sotto il dominio dello Stato della Chiesa. La temporanea designazione di Firenze a capitale del nuovo regno, dal 1865 al 1871, comportò l'adozione di una serie di provvedimenti, tra cui l'istituzione di una biblioteca nazionale centrale capace di raccogliere quanto si stampava in Italia e al tempo stesso di rappresentare una testimonianza culturale della giovane nazione.

I LUOGHI

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Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, inaugurata il 14 marzo 1876 in un'ala dell'antico palazzo sede del Collegio Romano dei Gesuiti, in pieno centro storico, fu costituita con i fondi di 69 biblioteche di congregazioni religiose, oltre a quelli compresi nella Biblioteca Maior dei Gesuiti. Il costante incremento bibliografico fu assicurato alla nuova istituzione dalla legge sulla consegna obbligatoria degli stampati.
L'istituzione di una grande biblioteca a Roma, diventata nel 1870 la capitale del Regno, fu voluta dal Ministro Ruggero Bonghi per avviare concretamente il programma di politica bibliotecaria del nuovo Stato, espresso anche dalla pubblicazione del Regolamento organico delle Biblioteche del gennaio 1876. A distanza di un secolo dalla fondazione, il 31 gennaio 1975 è stata inaugurata la nuova sede, il cui complesso edilizio copre un'area di oltre 20.000 mq. e ospita una raccolta di oltre sei milioni di volumi. Compiti della Biblioteca sono quelli di documentare in modo completo la cultura italiana e, nella sua continuità e generalità, la cultura straniera e di coordinare iniziative e servizi bibliografici di interesse nazionale e internazionale. Dal 1886 redige e pubblica il Bollettino delle opere moderne straniere acquistate dalle biblioteche pubbliche statali (BOMS). La Biblioteca nazionale centrale di Roma è iscritta all'IFLA e partecipa ai lavori del CERL (Consortium of European Reasearch Libraries), del CENL (Conference of European National Libraries) e del CDNL (Conference of Directors of National Libraries). Nel 1990 è stato istituito il Centro Nazionale per lo Studio del Manoscritto con lo scopo di raccogliere, conservare e rendere disponibili per i ricercatori i microfilm dei manoscritti posseduti dalle biblioteche italiane.
Dal 1991 la Biblioteca ha in corso un programma di collaborazione con la British Library per l'immissione e l'aggiornamento dei dati relativi agli incunaboli posseduti dalle biblioteche italiane nella base dati ISTC (Incunable Short Title Catalogue).

Firenze  Firenze  Firenze

Firenze logo

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze trae la sua origine dalla biblioteca privata dell'erudito Antonio Magliabechi: venne aperta alla città nel 1747 e situata in un'ala degli Uffizi. Incrementata con importanti fondi di conventi, famiglie e letterati fu unita alla Biblioteca Palatina e dal 1861 divenne Biblioteca Nazionale Italiana. Nel 1935 fu trasferita nella sede attuale, appositamente costruita presso S. Croce, ed ulteriormente ampliata nel 1962. Nel 1886 la Biblioteca inizia la redazione del "Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per ricevute per diritto di stampa", che diventerà dal 1958 la "Bibliografia Nazionale Italiana". La BNI corrente è organizzata in diverse serie a stampa e pubblicata anche in CD-rom che cumula tutti i dati dal 1958.
La BNCF, superato il trauma dell'alluvione del 1966, ha ulteriormente ampliato il ruolo svolto nel Sistema Bibliotecario Nazionale, affiancando al compito di custode di rari beni librari (si ricorda il Messale della Chiesa tirolese del X secolo, la Divina Commedia nel Commento di Francesco da Buti del secolo XIV, nonché i codici autografi dei maggiori letterati italiani tra cui Boccaccio, Macchiavelli, Galilei, Foscolo, Leopardi) e di depositaria delle pubblicazioni nazionali ricevute per diritto di stampa, quello di autorità nel campo del restauro librario, di Agenzia Bibliografica Nazionale e di luogo di sperimentazione nel campo dei servizi bibliotecari informatizzati.Manoscritti: Vitt. Em. 293 della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, e Ital. 720 della Biblioteca Estense Universitaria di Modena: Genealogia dei Principi d'Este.
Il codice elenca i principi di Casa d'Este da Ugo, figlio di Alberto Azzo che nel 1095 fu il primo vicario di Ferrara, fino a Ippolito, figlio di Ercole I, che però non è stato ritratto.
Riveste particolare interesse dal punto di vista storico-genealogico, iconografico e della storia del costume: non esistono infatti raccolte simili di ritratti di personaggi di famiglie principesche dei secoli XIII, XIV e XV. Autore del testo è quasi certamente un personaggio che viveva a Corte, dato l'uso del dialetto ferrarese e l'eliminazione dalle biografie di episodi tragici della storia estense.Roma, Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II
Tullio D’Albisola. Il melone lirico.
Edizione futurista di “Poesia” (1934)Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
Ritratto di Dante Alighieri. La Divina Commedia. XV secoloManoscritto Landau Finaly 22 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: Officium Beatae Mariae Virginis.
Questo celebre codice, capolavoro della miniatura lombarda, è il secondo volume
dell'Offiziolo visconteo, un Libro d'Ore (tipologia liturgica che possiamo definire un breviario per laici) scritto e miniato per Gian Galeazzo Visconti (1351-1402) signore di Milano dal 1385, forse per celebrare la nascita del figlio Giovanni Maria (1388). Si trattava di un libro di preghiera privato, allestito per esaltare la famiglia e la dinastia, già originariamente diviso in due parti distinte di cui la prima parte è stata acquisita dalla Biblioteca solo in tempi recenti.


I TESORI    

Manoscritto

Manoscritti: Vitt. Em. 293 della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, e Ital. 720 della Biblioteca Estense Universitaria di Modena: Genealogia dei Principi d'Este.

Il codice elenca i principi di Casa d'Este da Ugo, figlio di Alberto Azzo che nel 1095 fu il primo vicario di Ferrara, fino a Ippolito, figlio di Ercole I, che però non è stato ritratto. Riveste particolare interesse dal punto di vista storico-genealogico, iconografico e della storia del costume: non esistono infatti raccolte simili di ritratti di personaggi di famiglie principesche dei secoli XIII, XIV e XV. Autore del testo è quasi certamente un personaggio che viveva a Corte, dato l'uso del dialetto ferrarese e l'eliminazione dalle biografie di episodi tragici della storia estense.

Dante

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
Ritratto di Dante Alighieri. La Divina Commedia. XV secolo 

 

Locandina

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II
Tullio D’Albisola. Il melone lirico.
Edizione futurista di “Poesia” (1934)

 

Manoscritto Landau Finaly

Manoscritto Landau Finaly 22 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: Officium Beatae Mariae Virginis.

Questo celebre codice, capolavoro della miniatura lombarda, è il secondo volume
dell'Offiziolo visconteo, un Libro d'Ore (tipologia liturgica che possiamo definire un breviario per laici) scritto e miniato per Gian Galeazzo Visconti (1351-1402) signore di Milano dal 1385, forse per celebrare la nascita del figlio Giovanni Maria (1388). Si trattava di un libro di preghiera privato, allestito per esaltare la famiglia e la dinastia, già originariamente diviso in due parti distinte di cui la prima parte è stata acquisita dalla Biblioteca solo in tempi recenti.