La storia in biblioteca. Fonti su Pavia nel passato

La Biblioteca Universitaria di Torino.

La mostra ha uno scopo "divulgativo" perché intende render noto, ma per ciò stesso valorizzare, il patrimonio di fonti per la storia locale conservate nella Biblioteca Universitaria di Pavia.
Si tratta di fondi documentari ben consistenti, nei quali è possibile trovare conferme e integrazioni per ricerche già compiute e spunti per nuove.
Questi i "fondi" dai quali è attinto il materiale esposto:
 
FONDO PERGAMENE
 
È costituito di 1153 documenti di diritto pubblico o privato, dal secolo XI al XVII, nella massima parte prodotti a Pavia o riguardanti la città o il territorio. Non si tratta di un archivio unitario, ma di raccolte di collezionisti, come indicano i nomi di Pier Vittorio Aldini, Siro Comi, Giuseppe Robolini che distinguono tre sezioni: le carte infatti sono arrivate insieme ai libri dei tre studiosi. Una quarta sezione è denominata Carte Diverse.
 
FONDO TICINESI
 
Il nucleo originario arrivò in Biblioteca nel 1861 grazie all’acquisto dei manoscritti appartenuti a Giuseppe Robolini (poi passati al bibliotecario Luigi Lanfranchi e venduti dagli eredi). La raccolta si era formata con la stratificazione, lungo due secoli, del lavoro tenace di una ideale discendenza di storici pavesi: da Bernardo Sacco a Girolamo Bossi, fino a Severino Capsoni e Siro Comi, con altri minori. Il fondo raggiunge 825 unità, delle quali il 36% non ha la forma unitaria del codice, ma quella dell’aggregazione di fogli e fascicoli raccolti in faldoni.
 
FONDO AUTOGRAFI
 
Si tratta di circa 13.200 lettere (pochissimi i manoscritti di altro genere) che hanno come mittenti o destinatari soprattutto professori dell’Università di Pavia, o comunque personaggi, anche di grande importanza, per qualche verso legati alla storia della città.
I documenti sono disposti non in un unico ordine cronologico, ma per argomento, identificato ora dal contenuto specifico del testo, ora da un dettaglio che suggerisca collegamenti e idee, e accompagni nei luoghi della vita (la casa, la città, la chiesa, la scuola, che in Pavia è l’Università, la campagna) dove i potenti e i poveri, i sapienti e i semplici hanno vissuto e, se pur inconsapevolmente, lasciato memoria di sé.
Un altro scopo della mostra è quello di suscitare curiosità, far capire che la storia, grande o piccola che sia, si nasconde anche in carte e pergamene che il tempo ha seppellito, e per ciò stesso conservato.
Una possibilità, forse più nuova, di conoscenza è poi quella, strettamente "storiografica", di osservare il metodo di lavoro degli eruditi pavesi dal Seicento all’Ottocento.

Approfondimenti:

Il link al sito web della Biblioteca Universitaria di Pavia