Totò partenopeo e parte napoletano. Totò poeta - Totò e la poesia

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Totò partenopeo e parte napoletano. Totò poeta

poesia

    

laterale toto

Pasolini

Pier Paolo Pasolini, disegno tratto dalla sceneggiatura a fumetti dell’episodio Le streghe del film La Terra vista dalla Luna, 1967 (Firenze, Gabinetto Letterario G.P. Vieusseux)

Manoscritto

Manoscritto della poesia pubblicata nel volume ‘A livella col titolo Zuoccole, tammorre e femmene

Manoscritto

Manoscritto della poesia ‘E dduie ‘nnamurate, pubblicata nel volume Dedicate all’amore

Ritratto

Non ho hobby, non vado a pescare e non raccolgo francobolli. In quanto a scrivere versi o canzoni, quello non è un hobby ma una necessità. (Totò)


Continuando la tradizione che vede i più grandi uomini di teatro napoletani impegnati nella scrittura di poesie (basta citare Eduardo De Filippo e Raffaele Viviani), Totò coltivò per vari anni la passione per la scrittura di liriche. Le tematiche affrontate sono le più varie: l’amore, le ingiustizie sociali, i paradossi della vita e della morte, e mostrano uno stretto legame con la tradizione lirica napoletana.
La poesia più celebrata di Totò, che la recitò anche su un disco, è 'A livella, con la sua visione della Morte come grande uguagliatrice delle differenze economiche sociali.
La visione fondamentalmente pessimista della vita e della società viene esplicitata anche in alcune poesie dove viene presentato un ritratto amaro e disincantato dell'esistenza umana, come in 'A Vita.
Nelle poesie dove Totò manifesta apertamente il suo amore, ricorrono spesso versi dedicati agli occhi della donna, seguendo un topos tradizionale. In una dedica a Franca Faldini, l'autore svela l'importanza di questo motivo ispiratore: "Cara Franca, i tuoi magnifici occhi che tanto mi piacciono e che amo mi hanno ispirato i seguenti versi; li dedico a te poiché ti appartengono". Uocchie ca me parlate, che verrà in seguito sviluppata in una canzone, è interamente dedicata a due occhi che "Si rideno s'appicciano / comme a ddoie fiamme ardente, / songo stelle lucente / ca tiene 'nfronte tu".
La maggior parte delle poesie sono scritte usando il lessico dialettale napoletano, sempre tuttavia in modo attenuato, così da risultare comprensibili, mentre alcune liriche sono in lingua italiana. Totò pubblicò in vita solo una parte della sua produzione.
Nel 1958 la casa Editrice Fausto Fiorentino di Napoli fece uscire la raccolta di liriche ‘A livella.
Nel 1977 l’editore Colonnese pubblicò il volume postumo Dedicate all’amore.
Altre poesie sono state pubblicate in altre sedi, per poi essere raccolte, insieme a quelle già edite, nel volume Tuttototò, del 1991.

Antonio de Curtis si considerava ben distinto da Totò. La separazione tra l'uomo e la maschera è stata espressa in modo esemplare in un'intervista televisiva rilasciata a Lello Bersani. Dapprima a prendere la parola era il principe de Curtis che rispondeva così alla domanda di Bersani "Che differenza c'è tra lei e Totò?". "C'è una grande differenza. Io sono de Curtis e lui è Totò, che fa il pagliaccio, il buffone. Io sono una persona per bene, infatti in casa, lui normalmente mangia in cucina, mentre io mangio nella stanza da pranzo. Io vivo alle spalle di Totò, lo sfrutto. Lui lavora ed io mangio". In seguito la domanda viene rivolta a Totò, che viene mostrato in cucina: "Chi vi ha mandato? Lui, il Principe de Curtis, buono quello! Mi fa mangiare in cucina con il pappagallo e ci devo mettere solo dieci minuti. Disgraziato, mi tiene sotto. Questo mese non mi ha pagato nemmeno le marchette. Ma io mi rivolgo ai sindacati".
In questa chiave di scissione tra uomo e personaggio, le poesie di Totò sono state interpretate come l'espressione dei sentimenti dell'uomo de Curtis, libero finalmente di sfuggire agli obblighi di far ridere imposti alla maschera.