Le biblioteche del fanciullino. Giovanni Pascoli e i libri |
Note autografe di autocommento nella 2° edizione di Myricae, Livorno, Giusti, 1892. Le note si riferiscono alla Domenica dell’Ulivo e a Notte Dedica a Mariù del Diario autunnale, otto poesie composte insieme con la sorella fra il novembre e il dicembre 1907 Un quaderno con abbozzi ed elenchi di poesie composte e da comporre. Note di autocommento nella seconda edizione di Myricae (Livorno, Giusti, 1892) | Rivestono un particolare significato, rivelatore dell'autarchia affettiva instaurata a Castelvecchio, le dediche apposte da Pascoli sulle proprie edizioni. In primo luogo a se stesso. Nell'antiporta dunque di Epos, antologia latina per i licei, edita nel 1897 presso il livornese Giusti, l'autodedica: Al povero Zvan che lavora solo per il gusto di lavorare senza aspirazione a gloriola, senza speranza di agiatezza, solo con qualche desideriuccio e illusioncella (oh! oh! oh!) di far onore al nome santo di suo padre, al nome santo di sua madre... oh! oh! oh! Giovanni P. In altra copia della stessa edizione una dedica, questa volta, alla sorella: Mariuccina, pia soave sorella, paziente consolatrice e sapiente consigliatrice, eccoti il primo dei nostri libri. Quanti più saranno? Molti, speriamo. Speriamolo da Dio, dalla memoria dei cari nostri morti, dal nostro affetto, dalla nostra rassegnazione, dalla nostra fortezza! Speriamo! Tuo Giovanni 26/1/1897 Castel vecchio di Barga Entrambe le dedicatorie additano subito, e come meglio non si potrebbe, umori e regime di Garfagnana. Dopo il matrimonio di Ida, nel settembre 1895, si è di nuovo infranto il "nido" tanto amorevolmente ricostruito da Giovanni. «Non sono sereno: sono disperato» scrive a Maria nel giugno, da Roma, dove ripara all'annuncio delle nozze, «Io amo disperatamente angosciosamente la mia famigliola che da tredici anni, virtualmente, mi sono fatto e che ora si disfá, per sempre. lo resto attaccato a voi, a voi due, a tutte e due: a volte sono preso da accessi furiosi d'ira, nel pensare che l'una freddamente se ne va strappandomi il cuore, se ne va lasciandomi impotente più a lavorare a pensare, se ne va lasciandomi mezzo morto in mezzo alla distruzione de' miei interessi, della mia gloria, del mio avvenire, della mia casina, di tutto!». |