I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche - Ginnastica da camera Le Letture di Pirandello

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I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche

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Fromontaggio

Fotomontaggio ideato da Arnoldo Mondadori per pubblicizzare i libri di Pirandello di cui, dopo Bemporad, diventerà l’editore.


Elenchi di titoli e scartafacci di Pirandello

Elenchi di titoli e scartafacci di Pirandello


La casa natale el Kaos, contrada nei pressi di Agrigento, oggi Museo pirandelliano

La casa natale al Kaos, contrada nei pressi di Agrigento, oggi Museo pirandelliano


La macchina da scrivere di Pirandello

La macchina da scrivere di Pirandello


La targa del Premio Nobel (Roma, Via Bosio).

La targa del Premio Nobel (Roma, Via Bosio).


Filippo De Pisis, Ritratto di buongustaio (in realtà Pirandello 1931). Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna.

Filippo De Pisis, Ritratto di buongustaio (in realtà Pirandello 1931). Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna.


Luigi Pirandello, La Trappola, progetti di copertina per libro (olio su tela, collezione privata).

Luigi Pirandello, La Trappola,  progetti di copertina per libro (olio su tela, collezione privata).


Guido Salvini, Bozzetto scenico per la Donna del mare di H. Ibsen (1926). Genova, Museo Biblioteca dell’Attore.

Guido Salvini, Bozzetto scenico per la Donna del mare di H. Ibsen (1926). Genova, Museo Biblioteca dell’Attore.

Del terribile terremoto che colpisce Messina nel dicembre 1908, radendola quasi al suolo, s'avvertono i contraccolpi anche a Girgenti. Pirandello é lí, come sempre al lavoro, curvo sulle sue carte, quando i libri sistemati alla rinfusa negli scaffali precipitano sulla sua metodica solerzia di narratore: «Mio padre ci racconta d'esser rimasto fra il tavolo e due scaffali di libri che alternativamente gli venivano addosso con tutto il peso dei volumi. Dava una spinta a questo e dietro front per tenere su l'altro di turno per cinque minuti buoni. Una ginnastica da camera da cui non c'era verso di esimersi».


E quanto riporta il figlio Fausto, offrendoci non col pennello, ma con la memoria partecipe, un ritratto del padre sorpreso mentre si difende da un crollo rovinoso e per noi simbolico. Innumerevoli testimonianze ci restituiscono infatti un Pirandello davvero assediato, fra cumuli di carte, dai libri in bilico sullo scrittoio.


Ma i libri, col terremoto, si direbbero in rivolta, proprio come i Personaggi del suo più celebre dramma, tanto da contraddire chi ha in diverse occasioni sostenuto che si legge con frutto solo negli anni della giovinezza, quando l'artista é in formazione. In seguito, «sincerità» e «originalità» (capisaldi della poetica di Pirandello) dovranno avere la meglio in una sorta di ruminazione solitaria, dove immagini e idee altrui inquinerebbero senz'altro la vasta orma inconfondibile che egli intende stampare.


D'obbligo la presa di distanza dalle letture «nutrici». In teoria, però, e non in pratica; perché, nonostante che la sua opera possa apparire «una delle più povere di innesti letterari», basterebbe a smentire tale opinione il secondo atto dell’Enrico IV, ai limiti del plagio, visto che si chiude con la replica, alla lettera, di un manuale di storia.
Senza togliere neppure una foglia alla corona d'alloro che spetta a Pirandello, il saggista, il narratore o il drammaturgo non si privano di un ben attrezzato laboratorio, in modo che la «fonte» é spesso individuabile nella sua pagina, riga dopo riga, battuta dopo battuta, con una trasparenza che talora s'impone.


Se mai, discostandosi in parte dai grandi coevi - Pascoli e d'Annunzio - Pirandello non aderisce alla cosiddetta cultura delle «fonti», e fin dagli anni universitari si piegherà controvoglia alla filologia erudita della Scuola storica allora dominante.


Tuttavia, l’insanabile divario tra i faticosi studi specialistici e la libera creazione artistica sembra più che altro una posa, ben presto smentita dai primi esiti letterari, senza contare che il debuttante giungerà persino a censurare gli scrittori «digiuni di fílologia».


Dovremo perciò eludere in molti casi le affermazioni di Pirandello: alle sue spalle, quando i documenti lo consentono, é possibile verificare a oltranza il contrario di ciò che dichiara perentorio.
Si dirà addirittura nauseato, per esempio, dalla narrativa «alla slava» di moda nei primi anni '90, che taccia di scompostezza e di morbosità; ed ecco che invece non sa resistere, benché costretto a ligie economie, all'acquisto di un «capolavoro del Tolstoi»:
«L'altro giorno, per non dire varfantarie [menzogne], ho speso L. 2 per un libro. Non ce ne avevo in tasca, perché esco sempre senza soldi, e ho dovuto farmele prestare da Giovannino Lauricella, non sapendo resistere alla tentazione di comprare La morte di Ivan Ilitsch, capolavoro del Tolstoi».


E per sua stessa ammissione, si sa che Dostoevskj entra nel novero delle letture capitali:
«[...] riconosce di aver avuto le impressioni più forti dai russi: Dostoevskj».
Non si deve dunque dar credito al Pirandello che offre della propria officina un'immagine coincidente col suo tormentato e affollato cervello.