I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche - Il metrica e poesia

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I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche

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Pirandello al tavolo di lavoro ingombro di carte.

Pirandello al tavolo di lavoro ingombro di carte.

 

Pirandello al lavoro: negli ultimi anni scriveva a macchina battendo i testi con un solo dito.

Pirandello al lavoro: negli ultimi anni scriveva a macchina battendo i testi con un solo dito.

 

Copertina illustrata di Erba del nostro orto (1915).

Copertina illustrata di Erba del nostro orto (1915).


Pirandello al lavoro.

Pirandello al lavoro.

 

Pirandello e la dattilografia

Pirandello e la dattilografia

Pirandello e la dattilografia.

 

Una pagina di taccuino

Una pagina di taccuino


Indubbiamente narratore e drammaturgo più che poeta, sono emerse alla luce le letture che hanno condotto Pirandello a formulare una sua teoria del Personaggio umoristico, e di qui alla teatralizzazione della narrativa. Un poco in ombra resta invece l'officina del poeta, che si picca di esserlo anche contraddicendo (umoristicamente) le proprie attitudini. Così, rammaricandosi di esercitare - come dice – la «professione di novellaro», lamenta la scarsa fortuna della sua poesia presso gli editori:
«nessuno pensa più che cominciai da poeta».
E dire che al tempo di queste battute - siamo nel 1904 - sembra essersi messo infine il cuore in pace. Non si era però ancora rassegnato ai ripetuti dinieghi quando pativa l'impossibilità di dare alle stampe la raccolta Labirinto: confessa di «struggersene», cercando in ogni modo di spianare la via al libro, forse anche con uno scritto di metrica militante, al quale deve avere dato mano visto che si diffonde con Adolfo Orvieto intorno allo studio «rivoluzionario» che propone al «Marzocco» nel 1901:
«[...] Le invio la prima parte d'un articolo, in cui ho raccolto la parte polemica d'un mio lungo studio su la Metrica, che mi costa parecchi anni di assiduo lavoro. Mi sembra che questo articolo possa vivamente interessare tutti i cultori di poesia, e non debba passare inosservato. E’ addirittura rivoluzionario! E sarà come una iniezione di ossigeno, alla maniera del dott. Ox, ai parrucconi della scienza metrica.


Se questa prima parte Le piace, mi affretterò a mandarLe la seconda, prima di sabato».
Si direbbe che gli prema la pubblicazione urgente della sua Metrica, d'altronde accolta con favore dalla rivista, perché la seconda puntata giunge poco dopo a Firenze, precisandosi ora anche il titolo dell'annoso lavoro, polemico fino alla provocazione:
«mi affretto a rimetterLe la seconda parte dell'articolo Il ritmo nella poesia. Vedrà che farò strillare certamente qualcuno. Ho dubitato per un momento che questo mio studio non fosse acconcio al nostro Periodico, ma poi ho detto a me stesso: - O perché il Marzocco, così vivo e battagliero in tanti altri campi, non dovrebbe esserlo pure in quello dell'erudizione? Erudizione, per modo di dire: lo studio, come Ella vede, é tutto contro l'erudizione dei parrucconi, e si fa forte delle leggi della natura.


Mi resta ancora da mandarLe la terza ed ultima parte; e lo farò sui primi della settimana ventura».
Non resta traccia, purtroppo, del lungo saggio, né le lettere successive ai fratelli Orvieto torneranno sull'impresa battagliera, di cui é davvero inverosimile che nulla sia rimasto: non verrà riesumata neppure in Arte e scienza, il volume di saggi che nel 1908, in tutta fretta, Pirandello allestisce per l' assegnazione della cattedra ordinaria, riproponendo lavori anche antichi.


Puntuali digressioni intorno alla metrica non mancano comunque fra quelle pagine, a cominciare da un paragrafo contenuto nel saggio d'apertura che dà il titolo al libro, «come usa in Francia», rileverà un poco velenoso uno dei commissari. Discorrendo delle «regole istintive» della creazione artistica, Pirandello si rivolge esemplarmente a quelle del verso, appoggiandosi a uno dei suoi grandi maestri, il grecista Fraccaroli. Dalla sua viva voce, l'allievo ha appreso nell'ateneo palermitano i principi D'una teoria razionale di metrica italiana, edito proprio nell'anno, il 1887, del suo noviziato universitario. E con note di lettura la preziosa guida alla versifícazione si conserva nella Biblioteca del Pirandello che a quelle pagine torna senz'altro allorché gli accade di riferirsi alle «sillabe lunghe» o al «ritmo anapestico».
Lettore e seguace di Tommaseo, che sostiene i vantaggi dell'assonanza rispetto alla rima, Pirandello predilige però i versi rimati.


 

 

 

Disegni satirici di Pirandello sulle Elegie di Mario Rapisardi (Collezione Eredi Lietta Pirandello).

 

Disegni satirici di Pirandello sulle Elegie di Mario Rapisardi (Collezione Eredi Lietta Pirandello).

Disegni satirici di Pirandello sulle Elegie di Mario Rapisardi (Collezione Eredi Lietta Pirandello).

Enrico Rampolini, Bozzetto scenico per il Colorificio del cielo, prima sintesi del Vulcano di F. T. Marinetti (1926, regia di Luigi Pirandello). Genova, Museo Biblioteca dell’Attore.

Enrico Rampolini, Bozzetto scenico per il Colorificio del cielo, prima sintesi del Vulcano di F. T. Marinetti (1926, regia di Luigi Pirandello). Genova, Museo Biblioteca dell’Attore.