UMBERTO SABA. LA POESIA DI UNA VITA - L'infanzia. Le due madri
 Dal catalogo, Umberto Saba
| | Sull'infanzia di Saba si è scritto molto, a cominciare dal poeta stesso. Pochissime invece le immagini che conserviamo, che furono distrutte in gran parte da Saba. Saba è nato a Trieste nel 1883. Sua madre era ebrea; suo padre, che sparì subito dal cerchio della famiglia (prima ancora che il poeta nascesse) e che questi conobbe appena intorno ai vent'anni () «ariano». In questi scarsi dati di stato civile vi sono già – come si vede – molti elementi isolanti. Nascita in una famiglia disunita, in una città di traffici e non di vecchia cultura, varia di razze e di costumi, abbiamo qui molto di quello che si potrebbe chiamare «il colore locale « di Saba.
Storia e cronistoria del Canzoniere |
| | |
 | | Da bambino Saba si ritrova conteso tra l'affetto istintivo e solare della balia, Peppa Sabaz, e quello più freddo e rigido della madre Rachele, che, gelosa, dopo tre anni le porta via il bambino, non per tenerlo con sé, bensì per affidarlo a due lontane cugine a Padova. |
| | |
 | | Il ricordo d'infanzia più antico che conservo: mi vedo un bel bambino biondo in braccio a una donna giovane e formosa (la mia amatissima balia). Sulla soglia di una bottega di mobili sta in piedi mia madre (vendeva mobili in cittavecchia) e minaccia con la mano me e la donna, perché questa mi aveva portato di nuovo in chiesa dei «goim». (Era la chiesa detta del Rosario, dove effettivamente la balia mi conduceva quando andava, la sera, alla Benedizione; ed io mi compiacevo molto e dell'odore dell'incenso e delle belle immagini). Io, a quella minaccia, scoppio in pianto; ho il senso di aver avuto paura.
Da una lettera di Saba allo psicanalista J. Flescher, datata Trieste, 14 marzo 1949 Il ricordo è presente anche nella Prefazione del racconto Gli ebrei. |
| | Oltre alla madre, alla balia, alle due cugine di Padova, l'infanzia di Saba vede la presenza di un'altra donna, la zia Regina (benefica e amata come la madre), che possedeva un negozio di rivendita di oggetti usati e che fornì Saba di una discreta sicurezza economica. In questo mondo di donne manca solo la figura del padre, che il poeta conoscerà nel 1905 e a cui dedicherà il famoso terzo sonetto dell'Autobiografia, in cui si evidenzia il dissidio tra l'ammirazione per il padre, uomo libero e avventuroso, e la devozione per la madre, simbolo del dovere e della famiglia. |
| | |
 | | MIO PADRE È STATO PER ME <<L’ASSASSINO>>, FINO AI VENT’ANNI CHE L’HO CONOSCIUTO. ALLORA HO VISTO CH’EGLI ERA UN BAMBINO, E CHE IL DONO CH’IO HO DA LUI L’HO AVUTO. AVEVA IN VOLTO IL MIO SGUARDO AZZURRINO, UN SORRISO, IN MISERIA, DOLCE E ASTUTO. ANDÒ SEMPRE PEL MONDO PELLEGRINO; PIÙ D’UNA DONNA L’HA AMATO E PASCIUTO. EGLI ERA GAIO E LEGGERO; MIA MADRE TUTTI SENTIVA DELLA VITA I PESI. DI MANO EI GLI SFUGGÌ COME UN PALLONE. <<NON SOMIGLIARE – AMMONIVA – A TUO PADRE>>. ED IO PIÙ TARDI IN ME STESSO LO INTESI: ERAN DUE RAZZE IN ANTICA TENZONE.
(da Autobiografia, 1924) Mia madre aveva preso nella mia sciagurata educazione l’ufficio inibitore del padre Da una lettera a J. Flescher, 3 ap
|
| | |
 | | LA MIA INFANZIA FU POVERA E BEATA DI POCHI AMICI, DI QUALCHE ANIMALE; CON UNA ZIA BENEFICA ED AMATA COME LA MADRE, E IN CIELO IDDIO IMMORTALE. ALL’ANGELO CUSTODE ERA LASCIATA SGOMBRA, LA NOTTE, METÀ DEL GUANCIALE; MA PIÙ CARA LA SUA FORMA HO SOGNATA DOLO LA PRIMA DOLCEZZA CARNALE. DI RISA IRREFRENABILI I COMPAGNI, E A ME DI STRANO FERVORE ARGOMENTO, QUANDO ALLA SCUOLA I VERSI RECITAVO; TRA FISCHI, CORI, ANIMALESCHI LAGNI, ANCOR MI VEDO IN QUELLA BOLGIA, E SENTO SOLO UN’INTIMA VOCE DIRMI BRAVO.
(da Autobiografia, 1924) |