UMBERTO SABA. LA POESIA DI UNA VITA - I luoghi di Saba: i contatti artistici e letterari

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 UMBERTO SABA. LA POESIA DI UNA VITA

I luoghi di Saba: i contatti artistici e letterari

Trieste - Caffè Garibaldi

           

I caffè di Trieste

Secondo Scipio Slataper Trieste è una città nevrotica dall’anima duplice che nasconde i sogni del poeta dietro il pragmatismo del borghese. La sua vita culturale, appartata e intensa, si svolgeva soprattutto nei caffè. Il poeta amava frequentare i luoghi più popolari come il caffè Tergeste, frequentato da ladri e prostitute, ma andava anche al Caffè Garibaldi, dove si potevano incontrare Vittorio Bolaffio, Bobi Bazlen, James Joyce, Italo Svevo. Per Svevo, in particolare, Saba aveva molta ammirazione e in una lettera a Nino Curiel del 14 marzo 1926, dice che è «un narratore nato che incatena il lettore dalla prima all’ultima pagina».

  

Italo Svevo (1861-1928)

Italo Svevo (1861-1928)


Bazlen

Roberto (detto Bobi) Bazlen
(1902-65), qui ritratto da
Carlo Levi, è un singolare intellettuale triestino, scopritore dei talenti di Edoardo Weiss e della psicoanalisi, di Italo Svevo
e dello stesso Saba

CAFFÈ TERGESTE
CAFFÈ TERGESTE, AI TUOI TAVOLI BIANCHI
RIPETE L’UBBRIACO IL SUO DELIRIO;
ED IO CI SCRIVO I MIEI PIÙ ALLEGRI CANTI.

CAFFÈ DI LADRI, DI BALDRACCHE COVO,
IO SOFFERSI AI TUOI TAVOLI IL MARTIRIO,
IO SOFFERSI A FORMARMI UN CUORE NUOVO.

PENSAVO: QUANDO BENE AVRÒ GODUTO
LA MORTE, IL NULLA CHE IN LEI MI PREDICO,
CHE MI RIPAGHERÀ D’ESSER VISSUTO?

DI VANTARMI MAGNANIMO NON OSO;
MA, SE IL NASCERE È UN FALLO, IO AL MIO NEMICO
SAREI, PER MAGGIOR COLPA, PIÙ PIETOSO.

CAFFÈ DI PLEBE, DOVE UN DÌ CELAVO
LA MIA FACCIA, CON GIOIA OGGI TI GUARDO.
E TU CONCILI L’ITALO E LO SLAVO,

A TARDA NOTTE, LUNGO IL TUO BIGLIARDO.
La serena disperazione (1913-15)

  

Ritratto del poeta accanto a una locomotiva

Ritratto del poeta accanto
a una locomotiva

Fughe e ritorni

Firenze, Bologna, Torino, Milano, Roma: le fughe e i ritorni a Trieste sono continui. A Milano, dove tenterà un inserimento lavorativo, il poeta conosce Giulio Einaudi, Vittorio Sereni, Alberto Mondadori. Saba lascia più volte la sua città per tentare di radicarsi altrove, ma finisce sempre col tornarvi e ritrovarvi la sua identità e le sue interiori lacerazioni. E comunque nel secondo dopoguerra, tornato a Trieste, frequenterà sempre meno i caffè storici e i locali che amerà di più saranno soprattutto le osterie della città vecchia. Un vero punto di incontro, soprattutto negli anni precedenti le leggi razziali, è la sua stessa libreria antiquaria, dove si ritrovano anche Giovanni Comisso, Sandro Penna, Pier Antonio Quarantotti Gambini.

Disegno di Saba con il dettaglio delle scarpe

Disegno di Saba con il
dettaglio delle scarpe


Umbero Saba

Pierantonio Quarantotti Gambini

Pierantonio Quarantotti
Gambini


Lettera

LA STAZIONE
LA STAZIONE RICORDI, A NOTTE, PIENA
D’ULTIMI ADDII, DI MAL FRENATI PIANTI,
CHE LA TRADOTTA IN PARTENZA AFFOLLAVA?
UNA TROMBETTA GIÙ IN FONDO SUONAVA
L’AVANTI;
ED IL TUO CUORE, IL TUO CUORE AGGHIACCIAVA.
Poesie scritte durante la guerra

DOPO LA TRISTEZZA
QUESTO PANE HA IL SAPORE D’UN RICORDO,
MANGIATO IN QUELLA POVERA OSTERIA,
DOV’È PIÙ ABBANDONATO E INGOMBRO IL PORTO.

E DELLA BIRRA MI GODO L’AMARO,
SEDUTO DEL RITORNO A MEZZA VIA,
IN FACCIA AI MONTI ANNUVOLATI E AL FARO.

L’ANIMA MIA CHE UNA SUA PENA HA VINTA,
CON OCCHI NUOVI NELL’ANTICA SERA
GUARDA UN PILOTA CON LA MOGLIE INCINTA;

E UN BASTIMENTO, DI CHE IL VECCHIO LEGNO
LUCCICA AL SOLE, E CON LA CIMINIERA
LUNGA QUANTO I DUE ALBERI, È UN DISEGNO

FANCIULLESCO, CHE HO FATTO OR SON VENT’ANNI.
E CHI MI AVREBBE DETTO LA MIA VITA
COSÌ BELLA, CON TANTI DOLCI AFFANNI,

E TANTA BEATITUDINE ROMITA!
Trieste e una donna (1910-1912)

Foto del giovane Giacomo Debenedetti

Foto del giovane Giacomo Debenedetti
(1901-1967) - che si firma «Giacomino»
- e del cugino Corrado dal diario personale, rilegato in pelle, appartenuto
a Linuccia Saba e da lei semidistrutto

Torino e Roma
Il critico torinese Giacomo Debenedetti fu tra i primi scopritori di Saba e lo assistette in molti modi ospitandolo anche nella sua casa romana nell’inverno del 1945.
Antonio Debenedetti, nel libro di memorie dedicato al padre e intitolato Giacomino, ricorda la povertà e la sensibilità estrema del poeta, «la più pericolosa, la più devastante alleata dei suoi antichi e nuovi mali».
Un altro torinese, Carlo Levi, pittore e scrittore, risultò determinante nella vita di Saba.
Levi conobbe il poeta a casa di Giacomo Debenedetti, forse nel 1924, e con lui e la figlia Linuccia strinse un rapporto solidissimo che lo portò a prendersi carico di entrambi.
Così lo descrisse nel capitolo IX dell’Orologio: «Alto, robusto come una quercia, giovane ancora, ma con l’aria di un vecchio antico, i capelli rosso fiamma e gli occhi azzurri come fiordalisi; un berretto da ciclista, una grossa pipa curva ()».
A Roma un’estimatrice di Saba fu anche la scrittrice Elsa Morante.

Giacomo Debenedetti e la moglie Renata

Giacomo Debenedetti
e la moglie Renata


Carlo, Umberto e Linuccia

Carlo, Umberto
e Linuccia


Ritratto del poeta disegnato da Carlo Levi

Ritratto del poeta disegnato da Carlo Levi su un pezzo di tovaglia di carta d’osteria inviato poi alla moglie Lina


Lettera a Carlo Levi

Lettera a Carlo Levi


Elsa Morante (1912-1985)

Elsa Morante (1912-1985)


Roma. 2 dicembre

Eugenio Montale (1896-1981)

Eugenio Montale (1896-1981)

          

Firenze

A Firenze Saba va una prima volta per studio, dal 1905 al 1906. Ed è a Firenze, con la data 1911, che esce nel 1910 il suo primo libro di versi. Dopo l’ 8 settembre del 1943, per sfuggire alle persecuzioni naziste, si rifugia con la moglie e la figlia nella città toscana, dove cambia casa undici volte, protetto da amici generosi che lo aiutano a nascondersi. È a lungo ospite di Anna Maria Ichino in una casa di fronte a Palazzo Pitti, dove incontra Romano Bilenchi, Mario Luzi, Eugenio Montale, Ottavio Cecchi, Manlio Cancogni, Natalia Ginzburg e nel 1944 ritrova Carlo Levi ugualmente perseguitato anche per ragioni politiche. Eugenio Montale sfidando il pericolo va a trovare lui e la sua famiglia ogni giorno.

 

Ottavio Cecchi - L'aspro vino

AVEVO
DA UNA BURRASCA IGNOBILE APPRODATO
A QUESTA CASA OSPITALE, M’AFFACCIO
- LIBERAMENTE ALFINE – ALLA FINESTRA.
GUARDO NEL CIELO NUVOLE PASSARE,
BIANCHEGGIARE LO SPICCHIO DELLA LUNA,

PALAZZO PITTI DI FRONTE. E MI VOLGO
VANE ANTICHE DOMANDE. PERCHÉ, MADRE,
M’HAI MESSO AL MONDO? ()
1944

  

Testo dattiloscritto di Teatro degli artigianelli dalla raccolta intitolata 1944

Testo dattiloscritto di Teatro degli artigianelli dalla raccolta intitolata 1944


Carta di identità del poeta

Carta di identità del poeta

FIRENZE
PER ABBRACCIARE IL POETA MONTALE
- GENEROSA È LA SUA TRISTEZZA - SONO
NELLA CITTÀ CHE MI FU CARA. È COME
SE OGNI PIETRA CHE IL PIEDE BATTE FOSSE
IL MIO CUORE, IL MIO MALE
DI UN TEMPO. MA NON HO RIMPIANTI, NASCE
- ALTRA COSTELLAZIONE - UN’ALTRA ETÀ.
Parole (1933-1934)

DEDICA
PERCH’IO NON SPERO DI TORNAR GIAMMAI
FRA GLI AMICI A TRIESTE, A TE FIRENZE
QUESTI CANTI CONSACRO E QUESTI LAI.

COMA T’AMAVO IN GIOVANEZZA! FOLLI
CHE ABITAVANO TE, T’HAN FATTA POI
DIFFORME A TUTTI I MEI PENSIERI, OSTILE.

MA DI GIOVANI TUOI VIDI GENTILE
SANGUE UN AGOSTO ROSSEGGIAR PER VIA.
SI RIFECE PER TE L’ANIMA PURA.

M’HAI CELATO NEI DÌ DELLA SVENTURA.
1944

  
Carte di identità false        Carte di identità false         Carte di identità false

Carte di identità false
del poeta e della sua famiglia