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 Torino, Panorama (anni trenta)
Città della fantasticheria, per la sua aristocratica compiutezza composta di elementi nuovi e antichi; città della regola, per l’assenza assoluta di stonature nel materiale e nello spirituale; città della passione, per la sua benevola propizietà agli ozi; città dell’ironia, per il suo buon gusto nella vita; città esemplare, per la sua pacatezza ricca di tumulto. Città vergine in arte, come quella che ha già visto altri fare l’amore e, di suo, non ha tollerato sinora che carezze, ma è pronta ormai se trova l’uomo, a fare il passo. Città infine, dove sono nato spiritualmente, arrivando di fuori: mia amante e non madre né sorella. E molti altri sono con lei in questo rapporto. Non le può mancare una civiltà, ed io faccio parte di una schiera. Le condizioni ci sono tutte.
Il mestiere di vivere – 17 novembre 1935

Torino, quartiere 17 (anno di costruzione 1930)
Quel che piacque dapprima a Paolo fu l’atmosfera della scena, quella lontananza, quei lumi radi. Somigliava a ciò che da un pezzo lui andava per la città a cercare fin nelle barriere: le vedute lontane, d’inverno, i corsi interminabili dai lampioni annebbiati, e gli urti e i contatti di quella folla di operai, alla sera, affrettantesi intorno a lui trasognato. Poi, vagabondando – nelle mattinate frizzanti, nelle giornate grigie – aveva scoperto un’altra bellezza di queste barriere: le fabbriche, tutte invetriate di finestre, ritte solitarie tra case nuove, bianchissime, disseminate nei prati. Quand’era studente, in ozio. Queste furono i suoi grattacieli.
Arcadia, 21 settembre/7 ottobre 1929
Luci mute ingioiellano la notte le collane, nei viali, dei lampioni.
La lunga macerante solitudine del giorno vile tra le case altissime si riaccende di tutto il mio sangue e mi s’aderge agli occhi fino al cielo. Luci bianche, nei viali di vertigine, si snodano lontano e senza un suono, senza un essere vivo. Io sono solo in mezzo all’universo di tutte queste luci. Da ogni parte mi s’aprono nei viali le polveri azzurrine. I ricordi vilissimi tacciono per un attimo. Ed il cielo è abbagliato, scomparso.
Domani, sotto il sudicio del sole, riprenderà la vita solitaria.
Luci mute ingioiellano la notte, 1° febbraio 1929

Lo stabilimento FIAT nel quartiere Lingotto di Torino
Adoravano la città – Torino moderna, non la Torino barocca – anche proprio sotto l’aspetto figurativo: le prospettive nitide, la geometria degli isolati, il rigore del paesaggio urbano. Una bellezza di linee, di volumi, di masse.
Massimo Mila – Hommage à Cesare Pavese – Paris 1985
Gli schermi un tantino maculati dei cinemini da poche lire sono gli altari dove si celebrano feste d’arte, inaudite in luoghi meno popolari. Una quantità di filmetti giudicati dai nuovi esteti di scarto perché non rappresentanti “eccezioni” artistiche, passano in quelle traballanti macchine di proiezione. E ci sono dei capolavori dei più schietti: come “Sorella del peccato”, il mio film d’eccezione.
Di un nuovo tipo d’esteta (il mio film d’eccezione) 1930 circa
Cesare l’ho sempre servito, vestito, lavato, soprattutto dopo la morte della mamma: da allora ha sempre vissuto con noi, in via Lamarmora a Torino [...] studiava fino a notte, senza cenare, per non farsi cogliere dal sonno ed io lo attendevo per farlo mangiare prima che si coricasse[...] odiava perdere tempo per mangiare, odiava aspettare tra le portate: mangiava e leggeva, un occhio nel piatto ed uno su un libro o su un giornale. Per questo non gli piaceva andare al ristorante ed anch’io dovevo servirlo in fretta e furia. Trangugiava velocemente ciò che gli preparavo, e via, usciva, o si ritirava nel suo studio.
Testimonianza della sorella Maria
Voglio bene a mia sorella, perché non parla mai, perché è stata più bella di me, perché so che è delusa e ferita dalle stesse cose che più le stanno a cuore (la casa e le bambine e la vita), perché ha le mani consunte dai lavori, perché si alza ogni mattina all’alba e passa in chiesa e non ci crede ma si abbandona un momento e poi è come un dovere, una cosa rigida e giusta che va fatta.
Lettera a un’amica – 25 novembre 1945
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I famosi grattacieli Paolo li aveva scoperti al cinematografo. Paolo era sempre andato al cinematografo. Da bambino, ricordava confusamente, la vita gli era stata funestata da visioni di pellicole orripilanti italiane o francesi che non lo lasciavano più dormire alla notte... 
Tutto questo era molto lontano. Paolo ora aveva scoperto i grattacieli. Era stata una sera che lui, ancora studente, strascinava in un piccolo cine un pomeriggio tedioso e freddo d’inverno. Una scena improvvisa: sul telone nebbioso, il paesaggio irreale dei colossi accatastati, geometrici e remoti. Arcadia – 21 settembre/7 ottobre 1929 
La sorella Maria

Il suo studio, in via Lamarmora a Torino |