I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche - Il cacciatore di parole

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I libri in maschera. Luigi Pirandello e le biblioteche

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Una veduta del Kaos.

Una veduta del Kaos.

Il pino nel quale è l’urna con le ceneri di Pirandello.

Il pino nel quale è l’urna con le ceneri di Pirandello.

Fausto Pirandello, Vaso di fiori (1928, Roma, Via Bosio).

Fausto Pirandello, Vaso di fiori (1928, Roma, Via Bosio).

Fausto Pirandello, Ritratto di Luigi Pirandello (1933 ca., Collezione privata)

Fausto Pirandello, Ritratto di Luigi Pirandello (1933 ca., Collezione privata)

Rebus di Virgilio Marchi: il regista Pirandello e l’attore Lamberto Picasso

Rebus di Virgilio Marchi: il regista Pirandello e l’attore Lamberto Picasso

Nella Biblioteca di Pirandello: libri con sovracoperte dipinte a mano.

Nella Biblioteca di Pirandello: libri con sovracoperte dipinte a mano.

Il villino di Via Antonio Bosio a Roma, ultima dimora di Pirandello e oggi sede (due sole stanze al secondo piano) dell’ Istituto di Studi pirandelliani dove si conserva la sua superstite biblioteca.

Il villino di Via Antonio Bosio a Roma, ultima dimora di Pirandello e oggi sede (due sole stanze al secondo piano) dell’ Istituto di Studi pirandelliani dove si conserva la sua superstite biblioteca.

La Biblioteca di Pirandello ci restituisce, se sfogliamo i libri superstiti, un cacciatore di parole. Il glottologo laureato a Bonn si rivela un lettore straordinariamente attrezzato. Le glosse marginali sono spesso documentarie, ma accanto ad esse altri segni di lettura testimoniano che é la questione della lingua a mobilitare in primo luogo il narratore o il drammaturgo.


Un ricco laboratorio si dischiude così a chi esamina i segni apposti di volta in volta nei libri che Pirandello sceglie, fínalizzando quanto legge alla compilazione di un proprio vocabolario. Del resto, anche i Taccuini consistono per lo più in repertori linguistici: glossari dove si tesaurizzano segmenti del discorso pronti per l'uso.


A muovere l'interesse spesso é la normalizzazione della pronuncia dialettale, siciliana e non, e lo stesso accade in quelle pagine dei Taccuini in cui Pirandello fissa locuzioni vicine al parlato quale canovaccio della scrittura a venire. Così almeno sembra, anche stando ai pronunciamenti di poetica: «il soggetto [dell'opera] é un germe che tante volte può esser contenuto in una parola colta in una conversazione».


Finora però ben poco si conosceva del laboratorio pirandelliano perché si potesse condurre un'indagine sulla sua tesaurizzazione lessicale: due fogli - per esempio - del Taccuino cosiddetto di Coazze, stesi durante il soggiorno a Montepulciano del 19036. Materia troppo scarna per desumerne una prassi costante, che invece un ricco reperto, di recente emerso, suggerisce al di là delle congetture azzardate.


É così ormai evidente: Pirandello compila instancabile lunghe liste di motti, frasi idiomatiche, battute di dialogo... che troveranno poi corrispondenza nell'opera.
Il lavoro di scavo rivela quindi da un lato il lettore sagace, pronto ad appropriarsi della coeva saggistica militante; dall'altro, se ci si attiene a Foglietti e Appunti, sorprendiamo il previdente accumulatore di formule, dettami, dichiarazioni di principio.


Alla fine della sua vita, nonostante il particolare, intimo rapporto che lo scrittore intrattenne con i libri, Pirandello esibisce una  certa “noncuranza”:
“Non sono punto bibliofilo. Le edizioni rare e preziose non mi dicono nulla. Anche nel libro quello che conta, quando c’è, è lo spirito. Il resto è carta che ingombra. Non credo di possedere tutti i libri che ho stampati e che mi sono stati tradotti.” E ancora: “ oramai non tengo a conservare specialmente nulla!. Non ho più casa mia. Vado da un paese all’altro... Viaggio. Sono un viaggiatore senza bagagli”.


Quella estraneità dal mondo che culminerà nelle ultime volontà da rispettare “Bruciatemi. E il mio corpo, appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me”.

Nella Biblioteca di Pirandello: libri con sovracoperte dipinte a mano.

Stefano, primogenito di Pirandello, è ricevuto da Mussolini il 13 ottobre 1939. Intende perorare (ma senza successo) il “salvataggio” della casa di Via Bosio. Oggi è quasi interamente occupata dagli uffici del Ministero dell’Industria (Archivio Centrale dello Stato).

Stefano, primogenito di Pirandello, è ricevuto da Mussolini il 13 ottobre 1939. Intende perorare (ma senza successo) il “salvataggio” della casa di Via Bosio. Oggi è quasi interamente occupata dagli uffici del Ministero dell’Industria (Archivio Centrale dello Stato).