Giuseppe Verdi: un mito italiano - All'apice della fama

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Giuseppe Verdi: un mito italiano

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Nel mese di dicembre del 1869, Verdi riceve dal Jedive (Viceré) d’Egitto, Ismail Pachà, l’incarico di comporre un’opera per celebrare solennemente l’inaugurazione del Canale di Suez, che ebbe luogo il 17 novembre di quello stesso anno. Per l’occasione, Isamil Pachà fece costruire il teatro dell’Opera del Cairo, che si inaugurò pochi giorni dopo il Canale con il “Rigoletto” e con la direzione dell’ex discepolo e collaboratore di Verdi, Emanuele Muzio. Inizialmente, Verdi rifiuta la proposta, ma quando riceve, tramite il suo amico Camille Du Locle, lo schema di un libretto d’opera, che ha la firma dell’egittologo francese Auguste Mariette, con una storia d’amore ambientata nell’Antico Egitto, si lascia tentare e accetta di scrivere la musica. Il testo viene affidato al letterato Antonio Ghislanzoni, che segue fedelmente le indicazioni del compositore e modifica in alcune parti la trama originale di Mariette. Per esempio, è di Verdi l’idea che il tradimento di Radamés sia involontario. In questo modo si crea una cornice spettacolare che ricorda la struttura della grand-opéra; al suo interno si scontrano le passioni individuali dei protagonisti. “Aida” debutta al Cairo il 24 dicembre del 1871. Dirige l’orchestra il compositore Giovanni Bottesini. Poco dopo, l’8 febbraio del 1872, verrà rappresentata al Teatro La Scala di Milano, con un allestimento teatrale che lo stesso Verdi controllerà sin nei minimi particolari, da quelli musicali a quelli visivi. Il successo di entrambe le esecuzioni è colossale, anche se alcuni critici, influenzati da un wagnerianismo generalizzato, sottolineano che nell’ “Aida” si fondono le nuove tendenze musicali con il persistere di stilemi tradizionali. A dire il vero, il linguaggio di Verdi si evolve pur mantenendo la fedeltà allo stile classico italiano. Questo è il senso preciso della famosa frase verdiana “Torniamo all’antico e sarà un progresso”. Più tardi Verdi, in occasione del debutto all’Opéra di Parigi, il 22 marzo 1880, ritocca la partitura dell’“Aida” e aumenta le parti danzate. Questa volta riesce a mettere d’accordo il pubblico e la critica che l’accolgono con entusiasmo.
 
 
La “Messa da Requiem” segna un’altra tappa nello sviluppo dello stile del compositore. Verdi la scrive per commemorare il primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni (22 maggio 1873). In realtà, già nel 1868 aveva ideato un Requiem in onore a Gioacchino Rossini, spentosi il 13 novembre di quello stesso anno. In una lettera aperta, pubblicata nella “Gazzetta musicale di Milano” il 22 novembre del 1868, Verdi invitava tutti i musicisti italiani più importanti a partecipare alla composizione di una Messa in onore dell’illustre defunto. Questa messa per Rossini si suddivise in tre parti e ognuna di queste fu affidata a un grande maestro. Verdi scelse l’ultima, il “Libera me, Domine”, ma non riuscì mai a terminarla. L’idea di un Requiem per un grande italiano si sarebbe materializzato sei anni dopo, con la morte di Alessandro Manzoni, verso il quale Verdi provò sempre una vera e propria venerazione. L’incontro con lo scrittore, avvenuto a Milano nei salotti di Clarina Maffei, fu per Verdi una delle esperienze più commoventi della sua vita e questo spiega il bisogno che sentiva di rendere omaggio alla sua memoria, con la “Messa da Requiem”. “È un impulso, o meglio, un bisogno del cuore che mi spinge a onorare, nella misura delle mie possibilità, questo Grande che ho stimato tanto come scrittore e che ho venerato tanto come uomo modello, di virtù e di patriottismo”. Per la nuova composizione, Verdi aggiorna il “Libera me, Domine” che aveva scritto per la Messa mai rappresentata in onore di Rossini. La sua nuova opera viene presentata il 22 maggio 1874 nella Chiesa di San Marco a Milano, diretta dallo stesso Verdi, e ottiene un enorme successo che poi si riconfermerà nelle capitali europee più importanti. Verdi si trova all’apice della sua fama, anche se a volte è il bersaglio di insulti da parte delle nuove generazioni che aspirano a una musica italiana rinnovata, che entri in contatto con le correnti più avanzate della cultura europea, in generale, e con Wagner in particolare...

Teresa Stolz

Teresa Stolz (1834-1902) in una fotografia inedita
Parma, Collezione Roberto Spocci

AIDA

Aida” Frontespizio della prima edizione della partitura per canto e pianoforte Milano, Ricordi (1872) Parma - Istituto nazionale di studi verdiani

Messa da Requiem

Messa di Requiem
Frontespizio della partitura per canto e painoforte
Milano, Ricordi (1874)
Parma - Istituto nazionale studi verdiani

AIDA

Il maestro Verdi dirige l’orchestra durante la prima rappresentazione dell’“Aida” nel Théâtre de l’Opéra
Disegno di M. Adrien Marie in “Le Monde illustré”, 3 aprile 1880
Parma - Collezione Gustavo Marchesi


Il Jedive Ismail Pascià

Il Jedive Ismail Pascià (1830-1895) che incaricò a Verdi l’opera “Aida”
(L’Égypte et Verdi, El Cairo, Société de publications égyptiennes, 1951)


Egitto

D. Robers
The Great Temple of Aboo simble, Nubia Aquerello (1838-1839) Preso da: D. Roberts, “Viaggio in Egitto”, Firenze, Bonecchi, 1997)
Per gentile concessione della casa editrice Bonecchi, Firenze)
Verdi

Giuseppe Verdi
Fotografia di Pagliano, Milano (1872)
Parma - Collezione Gustavo Marchesi