Giuseppe Verdi: un mito italiano - il canto del cigno

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Giuseppe Verdi: un mito italiano

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La lunga trama che Boito tesse per convincere Verdi a comporre l’“Otello” rimonta all’anno 1879, quando gli inviò un libretto che piacque molto al compositore.
Così comincia la copiosa corrispondenza, interessantissima, che documenta la lunga gestazione dell’opera e i cambiamenti che, volta per volta, Verdi andò apportando al dramma shakesperiano, per farlo diventare più organico e coerente.
Tuttavia, il progetto è mantenuto nel più rigoroso segreto (nelle sue lettere Verdi allude al nuovo personaggio con la parola “cioccolato”). La composizione dell’opera verrà interrotta dalla decisione di Verdi nel 1881 di ritoccare “Simon Boccanegra”, per il quale Boito scrive il finale del primo atto (prima prova di lavoro in comune).
Tra il 1882 e il 1883 Verdi rimaneggia la sua partitura più complessa: il “Don Carlos”. Così, nel 1884, a 70 anni compiuti, Verdi inizia a scrivere l’ “Otello”. Lo termina l’anno successivo e l’opera debutterà al Teatro della Scala il 5 febbraio 1887, in un clima di aspettativa spasmodica. Verdi prepara l’allestimento con la sua solita cura minuziosa e si incarica di scegliere personalmente i cantanti, la messa in scena e gli abiti. Alla fine, ottiene un successo colossale che percorre velocemente tutta l’Europa, suscitando ovunque una grande ammirazione per quel nuovo linguaggio creato dal maestro, senza rinnegare nulla del suo passato, né dei valori melodici. Con “Otello” Verdi supera definitivamente la struttura tradizionale del melodramma italiano e crea un flusso musicale continuo, capace di riflettere a perfezione i diversi momenti dell’azione, passando dal recitativo, al declamato e agli assoli di canto.
La lunga e gloriosa carriera di Verdi come compositore non si conclude però con l’“Otello”. A partire dalla metà degli anni ‘70 stava maturando l’idea di scrivere un’opera comica, anche per dare nuovo lustro alla tradizione dell’opera buffa italiana, sempre più decaduta col passare degli anni.
 
Shakesperae

William Shakespeare (1564-1616)
(Verdi e Otello, numero unico de “L’illustrazione italiana”, Milano, editore Fratelli Treves, 1887)
Parma - Istituto nazionale di studi verdiani

Verdi voleva inoltre cancellare il ricordo sgradevole del fiasco di “Un giorno di regno”, la sua unica e sfortunata incursione nel genere. Proprio su questo desiderio fa leva Boito per convincere Verdi a prendere ancora una volta la penna in mano. Il tema che gli propone si ispira a un’altra opera de Shakespeare, la commedia “Le allegre comari di Windsor”, il cui protagonista, Falstaff, è un cavaliere corpulento e allegro, vittima delle burla che trama contro di lui un gruppo di signore, decise a beffarsi delle sue galanterie. Alle sollecitazioni di Boito, Verdi inizialmente risponde adducendo continui pretesti ma, nel luglio 1889, comincia a scrivere la partitura. Nell’opera di Verdi la commedia shakespeariana si tinge di una luce crepuscolare e, al di sotto dell’allegria, pulsa la coscienza della vanità dell’esistenza umana, a cui allude la grande fuga che conclude l’opera: “Tutto nel mondo è burla”. Quando debutta “Falstaff” il 9 febbraio 1893 nel Teatro La Scala di Milano, lo accolgono gli applausi strepitosi di un pubblico estasiato, dinanzi al miracolo di freschezza e sapienza musicale, in cui Verdi regala a mani piene temi e motivi di una varietà prodigiosa, creando un mosaico composto, che sembra aprire orizzonti nuovi e imprevisti.
Durante gli ultimi anni della sua vita Verdi si chiude sempre di più nel mondo degli affetti familiari, vivendo tra Santa Agata e Genova e dedicandosi alla composizione di brani di musica sacra, ma solo per interesse personale.
Soltanto nel 1898 cede alle insistenze di Ricordi e lo autorizza a pubblicarli con il titolo “Quattro composizione sacre” (Ave Maria, Stabat mater, Laudi alla Vergine Maria, Te Deum), che verranno eseguite per la prima volta a Parigi, il 7 aprile dello stesso anno. Queste composizioni sono la testimonianza di una spiritualità che non va interpretata in senso religioso – Verdi è stato sempre essenzialmente agnostico, fino alla fine della sua vita – ma piuttosto ideale e morale.


D’altra parte, della grandezza dell’uomo danno testimonianza le sue opere filantropiche: la costruzione dell’ospedale di Villanova dell’Arda, che si inaugurò il 5 novembre 1888, e la Casa di riposo per musicisti, a Milano. I lavori di quest’ultima, costruita sulla base del progetto di Camillo Boito, fratello di Arrigo, si conclusero nel 1899. Verdi la definì: “la mia opera più bella”. Dopo la morte di Giuseppina Strepponi, il 14 novembre 1897, Verdi fu affidato alle cure di sua figlia adottiva Maria e dei suoi amici più giovani, Arrigo Boito e Giulio Ricordi, i quali lo convinsero a passare gli inverni a Milano, nella suite del primo piano dell’Hotel Milano. E proprio qui, all’alba del 27 gennaio 1901, Verdi muore in seguito a un’ apoplessia celebrale. A seguito di una disposizione testamentaria, il suo corpo e quello di Giuseppina verranno trasferiti nella Casa di Riposo per musicisti dove oggi riposano.

Verdi

Giuseppe Verdi nel Parco di Sant’Agata (dopo il 1897)
Milano - Archivio storico Ricordi


Verdi

Giuseppe Verdi
Foto di A. Ferrario, Milano
(1893)
Sant’Agata - Villa Verdi


Villanova

L’Ospedale di Villanova sull’Arda
Fatto costruire da Verdi nel 1888 per soccorrere i poveri malati di questo piccolo comune
(lettera di Verdi a G. Piroli, fine 1882)
Villanova sull’Arda - Ospedale Giuseppe Verdi


Otello

A. Bonamore di C. Ferrario
Esterno del castello
Otello, atto I
Milano, Teatro La Scala (1887)
(Verdi e Otello, numero unico de “L’illustrazione italiana”, Milano, editore Fratelli Treves, 1887)
Parma - Istituto nazionale di studi verdiani


 

 

 
Casa di Riposo

Facciata della Casa di Riposo per Musicisti
Progetto di Camilo Boito
Sant’Agata -
Villa Verdi



Faccio

 

Franco Faccio (1840 – 1891)
Incisione di A. Centenari, a partire da una fotografia dei fratelli Vianelli
(Verdi e Otello, numero unico de “L’illustrazione italiana”, Milano, editore Fratelli Treves, 1887)
Parma - Istituto nazionale di studi verdiani