Marinetti e il Futurismo - Gli Esordi

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Marinetti e il Futurismo

il fondatore

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Raugena Zatkova, Ritratto di F. T. Marinetti, 1920

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Marinetti al volante,
1908 circa

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Copertine della Rassegna Internazionale «Poesia», diretta da Marinetti dal 1905 al 1909

   

Prima di lanciare il movimento, Marinetti ha dato vita a "Poesia" (1905-1909), rivista internazionale, aperta agli autori di varie tendenze, romantici, simbolisti, parnassiani, crepuscolari, dialettali (Verhaeren, Laforgue, Claudel, Cocteau, Jarry, Yeats, Paul Fort, Rachilde, Gozzano, Ada Negri, Guido Da Verona, Trilussa, ecc.), che da un lato prende come pun-to di riferimento l'area culturale di lingua francese, dall'altro fa i conti con le tre corone della letteratura italiana del tempo, Carducci, Pascoli, d'Annunzio. Marinetti nutre una vera ammirazione per i primi due, di cui traduce versi per giornali francesi, ma nei confronti dell'Immaginifico esprime un giudizio mutevole, favorevole in principio e sempre più ironico e sferzante in seguito.

Martinetti e d’Annunzio non simpatizzeranno mai: d'Annunzio dirà di Marinetti, agli amici, che è "una nullità tonante"o "un cretino fosforescente" o anche -sembra - "un cretino con qualche lampo d'imbecillità"; e Marinetti ricambierà definendolo confidenzialmente un passatista, un "Montecarlo di tutte le letterature", "noioso e anacronistico". Ma in pubblico, a denti stretti, si loderanno a vicenda e negl'infrequenti incontri si scambieranno persino fiori, doni e abbracci: ferme restando in Marinetti l'ammirazione per la "vita futurista" di d'Annunzio e in questi, durante gli anni futuri, una sia pur soffocata e riduttiva consapevolezza delle novità introdotte dal Futurismo nelle lettere, nelle arti figurative, nella musica e anche nelle più correnti espressioni del gusto: dal giornalismo alla réclame e alla moda.

Allo charme tutto mondano di d'Annunzio, seguace di "Nótre-Dame la Réclame", Marinetti vorrebbe contrapporre lo schivo Pascoli, che giudica "il più grande poeta italiano vivente". La simpatia per Pascoli resterà immutata nel tempo; le sue onomatopee saranno ricordate come antecedenti del rumorismo parolibero futurista. Tuttavia Marinetti è certo più simile negli atteggiamenti a d'Annunzio che non all'appartato poeta di Romagna, sia per la concezione dell'arte-vita che per l'attivismo, il mito del superuomo, l'attrazione per la politica, l'importanza data all'immagine nella società di massa. Si potrebbe pensare che Marinetti, proprio per queste analogie, provi un'inconscia ammirazione per d'Annunzio, che, rifiutata a livello razionale, si ribalta in garbata ironia (Les Dieux s'en vont, d'Annunzio reste, 1908).

"Poesia" con le sue iniziative (concorsi, inchieste, edizioni) e lo stile pubblicitario rappresenta una fase di rodaggio, in cui Marinetti acquisisce quelle doti di organizzatore culturale, di cui darà prova come impresario di pittori e poeti futuristi. In questo periodo lo scrittore entra in contatto con quei giovani autori, che lo seguono nell'avventura futurista: Paolo Buzzi, Federico De Maria, Enrico Cavacchioli, Corrado Covoni, Libero Altormare, Aldo Palazzeschi, Enrico Cardile, Luciano Folgore. Ma la rivista chiude i battenti proprio con la nascita del movimento, dopo avere pubblicato il manifesto di fondazione e un secondo proclama, Tuons le clair de lune!, un racconto allegorico, di stile simbolista, in cui Marinetti fin dal titolo taglia i ponti con il suo passato simbolista, uccidendo l'effigie stessa della cultura romantica e decadente, il "chiaro di luna---. Nel testo esorta i giovani poeti incendiari ad abbandonare le città di Paralisi e Podagra per dichiarare guerra a un mondo "fradicio di saggezza". Il manipolo di ardimentosi avrà come alleati i pazzi, le belve feroci, l'Oceano, rappresentazioni dell'irrazionalità, dell'istinto e della forza che il futurismo intende liberare dai condizionamenti della cultura e della tradizione.