
Pagina della «Litolatta» 
Carlo A. Petrucci, Sovraccoperta di «Scatole d’amore in conserva» di F. T. Marinetti, 1920 
Achille Funi, copertina per «Lussuria – Velocità» di F. T. Marinetti, 1921 | | Il futurismo prende le mosse sullo sfondo dei profondi rivolgimenti economici, sociali, culturali, che segnano l'avvento della società di massa, in cui il ruolo dell'artista entra in crisi, perdendo l'aura di sacralità che l'aveva sempre caratterizzato. Formatosi nel clima fin de siècle, Filippo Tommaso Marinetti intuisce con grande anticipo rispetto agli intellettuali contemporanei che, se l'artista vuole sopravvivere nell'epoca della modernizzazione, deve accettarne la sfida fino a contaminarsi con la vita quotidiana, la massificazione, l'attualità. Ne nasce una visione dell'attività artistica non più di stampo individualista o d'élite, ma, al contrario, collocata sempre sulla lunghezza d'onda di una comunicazione estetica collettiva, in grado di incidere sull'esistenza di tutti. E’ questo il concetto dell’ «arte-vita», da cui deriva un progetto globale di rinnovamento al tempo stesso estetico, ideale, morale: dalle arti al costume, alla politica. Assai prima di Marshall Mc Luhan, Marinetti sente che nell'era dell'industria, degli immensi agglomerati urbani, del telefono e della radio, dei trasporti e dei mezzi di comunicazione di massa, della terra "rimpicciolita dalla velocità", in cui la stessa psicologia umana viene profondamente modificata dalla rapidità della vita moderna, deve nascere una nuova cultura, che rifletta la mutazione antropologica generata dalle scoperte della scienza e della tecnica, non più legata al passato, in grado di produrre nuovi linguaggi in sintonia con la grande trasformazione epocale. I criteri e le modalità della rivoluzione totale promossa dal futurismo si precisano tuttavia nel corso del tempo: il movimento, infatti, si configura in principio come gruppo di poeti e solo in seguito si allarga alle diverse arti e discipline, conquistando pittori, musicisti, architetti. Ma la globalità del progetto è esplicita sin dal manifesto pubblicato il 20 febbraio del 1909 su "Le Figaro" di Parigi, in cui Marinetti, adottando uno stile ancora tutto intriso di umori decadenti e simbolisti, annuncia al mondo la costituzione del movimento.
 F. T. Marinetti a Parigi |