Le Stanze di Elsa - Menzogna e sortilegio

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Percorso di approfondimento

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1948

Sono già due mesi che la mia madre adottiva, la mia sola amica e protettrice è morta. Quando, rimasta orfana dei miei genitori, fui da lei raccolta e adottata, entravo appena nella fanciullezza;
da allora (più di quindici anni fa) avevamo sempre vissuto insieme.

Copertina di Menzogna e sortilegio


Prima edizione di Menzogna e sortilegio, Einaudi 1948. In copertina, particolare di A l'ombre des rêves di Marc Chagall.

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[...] Non esiste scrittore italiano di questo secolo che sia stato posseduto, tiranneggiato, lavorato con altrettanta fatalità dalla propria fantasia come da una forza progressiva e da un demone sconosciuto. [...] L’opera della Morante ha per oggetto la metamorfosi, mentre è in se stessa, a ogni libro, una metamorfosi. Ma la fuga non si ferma qui.
I libri della Morante sono anche lo specchio in cui si conserva e si riproduce, tradotta in linguaggio romanzesco, la stupefacente metamorfosi fisiologica del loro Autore. [...]



La storia si svolge in una Sicilia ispirata alla Roma della sua infanzia ed al ricordo dei suoi padri, entrambi siciliani. Pensa di dedicare il suo libro al suo vero padre che si chiama Francesco, come quello della sua protagonista, Elisa. 

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Elisa, la narratrice, è tormentata dal fantasma dei suoi antenati. Chiusa nella sua casa, rivisita la loro storia, come un archeologo che si incammina verso una città leggendaria. Elsa trasfigura mediante la scrittura, i drammi della propria famiglia.
Le due parole del titolo Menzogna e sortilegio riassumono, in certo modo, la vicenda di questo romanzo: dove il contrasto fra la cronaca quotidiana e i mondi favolosi dell'immaginazione porta quasi tutti i personaggi a una conclusione tragica.

(da un appunto autografo per la quarta di copertina del primo volume del romanzo in edizione Oscar, 1966)

Elsa Morante con, dietro di lei, Luchino Visconti.

Elsa Morante con, dietro di lei, Luchino Visconti.

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Non ho il coraggio di dirlo perché potrei sembrare una megalomane. Ma ero molto giovane. Ero convinta che il romanzo, come lo si intendeva nell’Ottocento (per la verità la nozione di romanzo,  per me, è molto più vasta: l’Iliade,  e la Bhagavad Gita sono dei romanzi) era in agonia.. allora io ho voluto fare quello che per poemi cavallereschi ha fatto Ariosto: scrivere l’ultimo e uccidere il genere. L’ultimo romanzo possibile, l’ultimo romanzo della terra e naturalmente anche il mio ultimo romanzo!

Elsa

Volevo mettere nel romanzo tutto quello che allora mi  tormentava , tutta la mia vita, che era una giovane vita, ma una vita intimamente drammatica. Volevo anche che il romanzo contenesse  tutto ciò  che era stata la sostanza del romanzo dell’Ottocento: i parenti poveri e quelli ricchi, le orfanelle, le prostitute dal cuore generoso...

(Intervista ad Elsa di Michel David in «Le Monde», 13 aprile 1968)

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Il 1946 mi ha concesso di dedicarmi a un lavoro che mi piaceva estremamente, che amavo, che mi era caro, e di concluderlo. Di avere cioè un poco di pace e un tavolino tutto per me, il che in periodi come questi è un gran privilegio. [...] Così ho potuto terminare un libro che avevo vagheggiato di scrivere fin da quando, posso dire, ero bambina. E in sostanza, bello o brutto che risulti il libro, ho potuto mettere da parte un anno di tempo vero.

Elsa Morante

Del resto io ho avuto in mente, nel "formare" il mio romanzo, tre compiute invenzioni, la Chartreuse de Parme di Stendhal, l'Orlando Furioso dell'Ariosto e il Don Chisciotte di Cervantes.

(Intervista per «Il Nuovo Corriere», 17 agosto 1948)

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I peccati immaginari di una specie di Madame Bovary fantastica. A questo romanzo in cui gli eventi nulla hanno di irreale, le passioni e la fantasia dei personaggi danno un colore fantasmagorico alla Hoffmann.

(Appunto per il risvolto di copertina)

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Bacheca con alcuni testi autografi

I manoscritti di Menzogna e sortilegio esposti nella mostra "Le stanze di Elsa".

  
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Einaudi 1961. In copertina, particolare di Zolfatorello ferito di Renato Guttuso.
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Il I° volume dell’edizione Oscar Mondadori 1966.
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Einaudi 1975. In copertina, particolare  dell’incisione: El caballo raptor, della serie Los disparates di Francisco Goya
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"[...] Nel ’48, credo nell’inverno, mi arrivò una lettera di Elsa Morante. Mi diceva che aveva appena finito un romanzo  e mi chiedeva se me lo poteva mandare. Io abitavo a Torino e lavoravo nella casa editrice Einaudi. [...]  Così ebbi il dattiloscritto di Menzogna e sortilegio: lo ricevetti per posta.  C’erano correzioni a mano, in inchiostro rosso.  Ricordo con quanto stupore lessi i titoli dei capitoli, perché mi parve un romanzo di un’altra epoca, e quanto mi incuriosirono alcune parole con l’iniziale maiuscola che trovavo sfogliando qua e là: il Butterato, il Cugino [...] Lessi Menzogna e sortilegio in un fiato e lo amai immensamente. Però non so dire se ne capii chiaramente, allora, l’importanza e la grandezza..."
(Natalia Ginzburg)

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"[...] Menzogna e sortilegio, che pure sembra prender le mosse da un gioco fiabesco raffinatissimo ed artificioso, è un romanzo sul serio, pieno d'esseri umani vivi e, pur senza scoprire intenzioni di polemica sociale, è penetrato fino all'osso, interamente, disperatamente della dolorosa condizione d'una umanità divisa in classi, non dimentica per un istante la situazione della società in cui si muove. S'aggiunga che, pur guardandosi bene dall'indulgere al paesistico o al pittoresco, la Morante scopre una Sicilia calcinosa, barocca  e tetra, quanto mai nitida nei suoi lineamenti e (cosa ancora più difficile dopo tanti ed insigni precedenti) quanto mai nuova."

(Recensione di Italo Calvino, Un romanzo sul serio, L'Unità, 1948)

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Il romanzo fu quasi interamente scritto nella casa di via Sgambati
L'appartamento viene venduto nello stesso anno in cui esce Menzogna e sortilegio: "Avevamo due stanze. In una io scrivevo La Romana; nell'altra Elsa finiva Menzogna e sortilegio". (Alberto Moravia)

L'appartamento viene venduto nello stesso anno in cui Menzogna e sortilegio viene pubblicato e premiato.

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Nell’agosto del 1948 Menzogna e Sortilegio si aggiudica il premio Viareggio: "[...] vinse a metà con Palazzeschi. Per la premiazione rimasi a Capri, e Elsa andò a ritirare il premio accompagnata da Natalia Ginzburg che era nostra ospite".

(Enzo Siciliano, Moravia, 1971)

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Il manoscritto di Menzogna e sortilegio si compone di:

2 cartelle di carte sciolte – manoscritte e dattiloscritte, di formati diversi, numerate dall’autrice in modo vario che si riferiscono alle  stesure diverse dei primi tre capitoli di un romanzo intitolato Vita di mia nonna (1941)  e di un racconto incompiuto dal titolo Francesco Iorio (1942);
40 quaderni di tipo scolastico numerati dall’A. in numeri romani da I a XL e paginati  solo sul recto della pagina  (1945 – 1947).
Il dattiloscritto del romanzo con correzioni autografe in rosso.

Le pagine sul recto dei quaderni, numerate, contengono la stesura del testo; il verso, lasciato bianco, viene utilizzato per le revisioni, i commenti, i rinvii.

Nei piatti anteriori dei quaderni si raccolgono soprattutto citazioni, di autori diversi in traduzione e in lingua originale (Saba, Montale, Rimbaud, Emily Dickinson, Shakespeare, Saffo, Baudelaire, i Vangeli, Dostoevskij), poesie dell'autrice, dediche, titoli.

Nei piatti posteriori e nelle ultime pagine si rintraccia il lavoro di revisione del testo che si svolgeva in parallelo alla stesura: notazioni di contenuto, appunti per eventuali correzioni da introdurre, interventi sullo sviluppo narrativo, e sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi.


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Dedica al padre Francesco

"Alla memoria di F. dedico questo libro dove il nostro paese natale, sconosciuto a me nell'esilio, appare non qual é nel vero, ma come mi è stato tramandato da un’infanzia non più mia, fatta amara leggenda, da me perduta insieme alla morta figura di lui. Amore e memoria daranno testimonianza del nostro vero:  mio principio oscuro, sua povera fine."

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Primo nucleo del romanzo Menzogna e sortilegio intitolato Vita di mia nonna (1943).
;   manoscritto-petalo
Appunto inscritto in un cerchio:"E fu su certi suoi quaderni di quando era fanciulla".
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Dedica ad Anna: "Alla Favola". In calce 
 la data: "luglio 1946".
 titoli
La ricerca del titolo.
In basso a sinistra "Menzogna e sortilegio", è l'unico titolo sottolineato tre volte.
lettera aperta
"Lettera aperta / Cara Elsa / Siamo intesi: copiare il libro e poi basta - morire - Quel che ti resterebbe da fare dopo non sarebbe che mortificazione e scherno. Allora, promesso, eh? Aff.ma Elsa / Roma, 13 giugno, 1947".
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"Ultima frase del libro. Il gatto Alvaro mi guarda mentre scrivo la parola Fine e sembra volermi consolare dicendomi che l'amicizia e l'innocenza dureranno finchè durerà il mondo"
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