[...] Durante la stesura di Menzogna e sortilegio e poi dell'isola di Arturo, per più di 10 anni, il laboratorio della Morante è stato un gioco segreto. La Morante scriveva chiusa e quasi segregata nella sua stanza: avendo per compagni un paio di gatti, la penna, la carta, l'inchiostro; e per compagni metaforici un alambicco e un globo di vetro. Lavorava arruffata e indemoniata come una strega, ma anche attenta, scrupolosa, assistita da quella grande capacità di astrarsi dal mondo e di stare assorte nel loro lavoro che avevano un tempo le sarte. [...] |
| | [...] questo secondo romanzo – in cui l’autrice si nasconde dietro la persona di un ragazzo – racconta l’età fanciullesca, che precede la conoscenza del bene e del male, e l’esperienza della realtà. [...] vuole scrivere l’iniziazione di un fanciullo alla vita, nel pasaggio attraverso tutti i suoi misteri. (Dal risvolto di copertina della prima edizione)

Nelle figurazioni dei miti eroici, l'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta: e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui nella sua isola, l'eroe-ragazzo Arturo. È una scelta rischiosa, perchè non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno: come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza. (dalla quarta di copertina dell’edizione del 1975) | 
Nel 1957 L’isola di Arturo vince il Premio Strega.

Sì, due romanzi vorrei pubblicare insieme, con il titolo unico “Due amori impossibili”. Il primo, L’isola di Arturo, racconta la storia di un giovane che durante la prigionia in Africa, ricorda la sua bella isola di Procida e l’impossibile amore che vi ha vissuto [...]
(«L’Unità», 24 marzo 1952)

(Foto Sanford H. Roth)




Dedica a Remo N.
Quello che tu credevi un piccolo punto sulla terra, fu tutto. E non sarà mai rubato quest'unico tesoro ai tuoi gelosi occhi dormienti. Il tuo primo amore non sarà mai violato.
Virginea s'è rinchiusa nella notte come una zingarella nel suo scialle nero. Stella sospesa nel cielo boreale eterna: non la tocca nessuna insidia.
Giovinetti amici, più belli d'Alessandro e d'Eurialo, per sempre belli; difendono il sonno del mio ragazzo. L'insegna paurosa non varcherà mai la soglia di quella isoletta celeste.
E tu non saprai la legge ch'io, come tanti, imparo, - e a me ha spezzato il cuore:
fuori del limbo non v'è eliso. | |  Edizione Oscar Mondadori 1969, particolare di Fichidindia di Guttuso. | |  Edizione Einaudi 1975. In copertina particolare di un acquarello di Ben Shan. |
 Quest’ultimo amore impossibile, doloroso e pazzo, oramai vedo è proprio finito. Dal 1949 fino ad oggi ho sempre avuto quel viso nella mente a sbarrarmi ogni altro pensiero. Adesso L. mio caro e diletto, (non è colpa tua se non mi amavi) ti dico addio. [...] Nessuno conosce un altro, se non lo ama. Ciascuno di tutti gli altri è conosciuto solo da chi lo ama. E ciascuno di tutti gli uomini e le donne, ciascuno, è straordinario, è un universo favoloso, è, senza colpa, innocente. Ma solo chi lo ama lo sa.[...] Sono nel mio studio di via Archimede. In compagnia del nuovo Useppe Mandolino, l’ultimo figlio del gatto Giuseppe, che tengo per Suo ricordo. Ha due mesi e quattro giorni oggi. Ormai è tempo di riprendere a scrivere L’isola di Arturo. Chissà se ritroverò quella specie di infanzia appassionata che avevo per scriverlo quando si è interrotto?
Dal diario di Sils Maria (estate 1952)

Non è da dubitare che L'isola di Arturo abbia avuto una gestazione serena e perfetta. E volesse il cielo che la bontà dei risultati potesse servire d'esempio ad infrenare l'improntitudine di tanta nostra produzione narrativa, che spesso e volentieri, come conseguenza della propria furia arrivistica, non lascia dietro di sè che uno sventolio di stracci. (Emilio Cecchi, sul «Corriere della Sera», 8 maggio 1957)

Il corpus del manoscritto è composto da 16 quaderni di grande formato (mm.350 X 250) e album del tipo da disegno, scritti tutti nel senso longitudinale del foglio e solo sul recto, con molte pagine tagliate. 
Il frontespizio del I quaderno. "L'isola di Arturo (Memorie di un fanciullo)"; in basso a destra epigrafe "Io, se in lui mi ricordo, ben mi pare.../ (Saba)", in basso a sn. "Non aliter". | | 
Umberto Saba, Il Canzoniere, Garzanti 1951. Esemplare con note autografe di Elsa Morante. | | | 
L’explicit del romanzo che si chiude con la L’Addio ad Arturo. | | 
Appunti, rifacimenti e stesure della dedica. | | | | 
Nella stesura definitiva la dedica apre il romanzo. | | 
Una delle prove scartate del I capitolo, in cui si descrive la prigionia di Arturo. L'intestazione riporta: "Rifacimento / del I cap. (La cammella) / Mi hanno ferito e imprigionato e da allora la mia sorte si è ridotta in questa branda, in questo baraccamento [...]". | | | |

Manoscritti de L’isola di Arturo nella vetrina della mostra “Le stanze di Elsa" |
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