Le biblioteche del fanciullino. Giovanni Pascoli e i libri - Le letture di Pascoli studente

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Le biblioteche del fanciullino. Giovanni Pascoli e i libri

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I Canti di Giacomo Leopardi curati dallo Straccali (Firenze, Sansoni, 1895) con segni di lettura

I Canti di Giacomo Leopardi curati dallo Straccali (Firenze, Sansoni, 1895) con segni di lettura

Il taccuino dove Pascoli raccoglie proverbi e detti popolari dei contadini romagnoli e garfagnini

Il taccuino dove Pascoli raccoglie proverbi e detti popolari dei contadini romagnoli e garfagnini

Caricatura schizzata da Pascoli. Diretta all’amico Ugo Brilli il 13 settembre 1877, allude alla polemica suscitata dalle Odi barbare di Carducci pubblicate in quell’anno

Caricatura schizzata da Pascoli. Diretta all’amico Ugo Brilli il 13 settembre 1877, allude alla polemica suscitata dalle Odi barbare di Carducci pubblicate in quell’anno
 
L’Editio picta di Myricae (Livorno, Giusti, 1894). Le illustrazioni sono di Antonio Antony De Witt, Adolfo Tommasi e Attilio Pratella
 
L’Editio picta di Myricae (Livorno, Giusti, 1894). Le illustrazioni sono di Antonio Antony De Witt, Adolfo Tommasi e Attilio Pratella
 
La sede dell’Università di Bologna in una foto d’epoca
 
La sede dell’Università di Bologna in una foto d’epoca
    

Un'altra testimonianza concorre a delineare gli anni universitari. Fulvio Cantoni, che conosce Pascoli nel 1878, quando é supplente al ginnasio «Guinizzelli», si diffonde sulle letture che il giovane collega va compiendo. Prima insiste anche lui sulla riluttanza pascoliana a scrivere versi nonostante sia ormai nota, nella cerchia degli amici, la sua straordinaria attitudine. «Era riluttante» avverte Cantoni «a mettersi in mostra, studiava a lungo ma era restio a produrre e soltanto con grande fatica gli amici riuscirono a strappargli qualche bellissimo componimento poetico». L'attenzione si sposta quindi sull'impegno nello studio: «Durante il giorno egli soleva uscire di rado e soltanto per recarsi alle lezioni all'Università o alle Biblioteche: tutte le altre ore diurne le dedicava allo studio cui attendeva con lena indefessa e con la più grande diligenza e severità. Egli si erudì in tutte le parti sulla letteratura greca e latina, suii classici italiani che studiava di continuo, specie Dante e i grandi prosatori del Cinquecento, sulle letterature straniere nelle quali preferiva Hugo, Goethe e Heine. Fra gli storiografi contemporanei aveva di continuo per le mani Giuseppe Ferrari, Michelet e Edgard Quinet. La "Filosofia dell'inconscio" di Hartmann, Alessandro Herzen e Bakunine [sic!] furono durante vari mesi i suoi livres de chevet, mentre per sollevare lo spirito dagli studi più gravi egli prendeva sommo diletto nello sviscerare le più recondite latebre della metrica greca e latina! Vita accorata e pensosa quella di quei giorni fra la severità degli studi e il ricordo della tragedia familiare che spesso lo urgeva».