Le biblioteche del fanciullino. Giovanni Pascoli e i libri |
La macchina per scrivere di Pascoli
Il salotto di Casa Pascoli
Il giardino della casa di via della Zecca a Massa | È a Livorno che Ugo Ojetti, guidato da Gabriele D’Annunzio, estimatore d’avanguardia della poesia pascoliana (“Giovanni Pascoli è assoluto signore dello strumento metrico”, “i suoi sonetti son così nitidi, così lucidi, d’una così nobile eleganza, d’una vivezza e freschezza di lingua così felici, ch’io assai pochi sonetti conosco della letteratura nostra contemporanea, i quali possano venir con loro in paragone” scriveva fin dal 1888), lo raggiunge per intervistarlo: “Livorno, settembre 1894. In una via eccentrica, lungi dalla rumorosa via spensierata dei bagnanti, in una casa piccola e linda, vive Giovanni Pascoli, poeta gentile. E la sua casa ha un giardino breve, dove le sue sorelle pazienti coltivano molti fiori e molte erbe odorose, e dove, in una lunga fila di gabbie diverse, cantano passeri, cince, merli, fringuelli. In una grande stanza al primo piano, il dottissimo latinista – che anche quest’anno dall’internazionale Concorso di Amsterdam ha riportato a maggior vanto d’Italia la medaglia d’oro – studia presso un’ampia tavola ingombra di libri, di bozze, di carta, e davanti a lui, presso la finestra aperta sul verde, le due sorelle lavorano quiete, sollevando a tratti la testa verso il poeta. [...] La sua poesia, come i lettori delle Myricae ben sanno, è tutta semplice, sobria: su due argomenti vive principalmente, l’affetto che unisce le persone di una stessa famiglia, e il paesaggio campestre osservato con acume di poeta fino nelle minime luci e nelle minime ombre. M’han detto che il Pascoli abbia da giovane perduto il padre tragicamente; poi la madre l’ha seguito al camposanto, ch’egli così invoca: O casa di mia gente, unica e mesta,/ O casa di mio padre, ultima e muta... E quelle tombe sinistramente dominano tutta la poesia sua a ogni foglio, a ogni anniversario”. «Il Convito», raffinato periodico romano, fondato nel 1895 e diretto da Adolfo De Bosis. Ospita i pascoliani Poemi conviviali |