| Anche per il Manzoni, come per tutta la cultura milanese, il 1816 segna una svolta decisiva. Il ritorno dell’Austria dura ormai da quasi due anni: più che sufficienti a riconoscere il duro carattere di restaurazione del suo governo. Le idee romantiche d’Europa che propugnano una letteratura come impegno nella vita della società contemporanea, specchio e portavoce delle sue necessità, penetrano anche in Lombardia. Gli intellettuali milanesi sentono l’urgenza di unire le loro forze in un lavoro comune, uscendo dall’isolamento in cui si sono tenuti fino allora. Prima la pubblicazione nella Biblioteca italiana dello scritto della De Staël Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni, poi, a breve giro di mesi, la Lettera semiseria del Berchet, le Avventure letterarie di un giorno del Corsieri e Intorno all’ingiustizia di alcuni giudizi letterari del Di Breme. Manzoni che negli Inni sacri aveva esperito una poesia lirica tutta rivolta verso lo scavo della propria interiorità sente anch’egli il bisogno di dare inizio a un lavoro letterario diversamente impegnato verso gli altri. Iniziano i suoi interessi per il teatro come forma di comunicazione con una platea aperta, non con un pubblico ristretto di soli letterati e uomini di cultura. Da qui l’avvio del Conte di Carmagnola (gennaio 1816) e preliminarmente la soluzione di un problema teorico posto dall’“alto là” proclamato dai suoi Massillon e Bousset, oltre che da Rousseau, nei confronti del teatro tragico. Questo, nella misura in cui è grande teatro, trascina lo spettatore a identificarsi con le situazioni prospettate dalla favola scenica e con la psicologia dei personaggi che la sostengono; donde l’accusa di corruzione. Manzoni osserva che la loro tesi si fonda unicamente sulla tradizione del teatro classico francese, il teatro di Corneille, di Racine e degli altri che ne seguirono il modello. Altra invece la finalità del teatro tedesco di uno Schiller o del teatro inglese, in cui l’evento scenico non coinvolge lo spettatore ma viene sottoposto al suo giudizio. Il coro introdotto nella tragedia di impianto romantico è come lo spazio riservato all’autore, il “cantuccio” da cui egli stesso propone il proprio giudizio, in anticipo e per aiuto a quello dello spettatore (o del lettore). La stesura del primo atto del Carmagnola, con i suoi problemi soprattutto di linguaggio, occupa il Manzoni per tutto l’anno. La tragedia non sarà ripresa che nel 1819, dopo l’interruzione delle Osservazioni sulla morale cattolica. 
Molière, Oeuvres, Paris, 1835, t. I, p.370. Milano, Centro Nazionale Studi Manzoniani. 
Jean Racine, Oeuvres completes, Paris, 1816, t. I. Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. 
Le comte de Carmagnola et aielghis, Paris, 1823, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. | |
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