I libri segreti. Le biblioteche di Gabriele D'Annunzio |
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D’Annunzio alla Capponcina fotografato da Nuñes Vais. D’Annunzio nello «studio alto» della Capponcina (per lui è la Piccionaia) fotografato da Nuñes Vais.
Lo studio di D’Annunzio nello châlet Saint Dominique di Arcachon. Il calco dell’Apollo arcaico traslocherà al Vittoriale per collocarsi nella Veranda detta appunto dell’Apollino.
La Sala dei Calchi nella nuova ala di Schifamondo al Vittoriale. Hevelina Scapinelli, detta Titti, posa davanti alle scaffalature disegnate dall’architetto Carlo Maroni. | Stravagante e sopra le righe, con una sottile vena di follia secondo l’opinione dei più, tanto premiato da lettori e seguaci quanto inviso ai letterati testimoni della sua splendida avventura, D’Annunzio resta per molti versi incompreso. Benché non gli si neghino spiccate doti liriche, non trovano posto nel nostro Parnaso la disinvoltura del poligrafo e dell’oratore, né gli atteggiamenti del divo e dell’istrione, né l’ agonismo sportivo e tanto meno le gesta eroiche del guerriero culminanti nell’inaudita conquista di Fiume. Per mettere a fuoco la dirompente modernità del suo “vivere inimitabile” avremmo dovuto combinare agli amori di Foscolo la passione politica di Byron, i debiti di Dostoevskij o i paradisi artificiali di Baudelaire. Occorreva però spingersi oltreconfine; e subito, fin dal debutto dell’adolescente ansioso di bruciare le tappe, in tutto simile, negli esordi giornalistici, al Kipling premiato con il Nobel che a lui si nega.
Il barone Alberto Lumbroso propone di costituire una «Fondazione Gabriele D’Annunzio» presieduta da Giovanni Pascoli (8 febbraio 1912). Istruzioni autografe per il rilegatore. Una pagina della Contemplazione della morte (1912), la prosa in cui D’Annunzio commemora la morte di Pascoli. Il facsimile dell’autografo è pubblicato in volume per iniziativa della Fondazione Banca Credito Agrario Bresciano, Verona 1992. |