Le Stanze di Elsa - Le Stanze di Elsa

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Percorso di approfondimento

testatina

 

fiore

A volte, con una sensazione di gelo e di raccapriccio, io mi domando quale sarebbe stata, poi, in seguito, la mia esistenza, se ... io avessi seguitato a ignorare per sempre, fino alla fine,
l’autore W.A.M[OZART]. Ahi, come sarei cresciuta male!
(da "Discoteca", rubrica "Io e i dischi", 15/10/1960)

stanza di elsa
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laboratorio
Lo studio di Via del Babuino.
(Foto di Federico Garolla)


stanza lettura

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altra stanza

Studio al piano superiore di Via dell'Oca (foto Raffaele Venturini)

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rubrica

Rubrica dei libri di Elsa Morante.
Elenca oltre 900 titoli disposti in ordine alfabetico d’autore e/o soggetto. Databile alla fine degli anni Cinquanta.
  "Non si capisce bene dove lavori Elsa Morante, se in Via dell'Oca 27, dove ha alcune stanze sopra l'appartamento del marito Alberto Moravia o in Via Archimede 161 dove ha uno studio più complicato e ancora più personale. Gli amici dicono che Elsa Morante pensi in Via dell'Oca quello che poi scrive nel pomeriggio in Via Archimede. Per ora comunque Elsa Morante passa quasi tutta la sua vita in questi due appartamenti, tra dischi di Mozart, Verdi, Pergolesi, e gatti siamesi e persiani."

(Giorgio Saviane, Elsa Morante e L'isola di Arturo, "L'Espresso", 2 ottobre 1955).

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L’ appartamento di via dell’Oca
(Foto Raffaele Venturini)


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"Davvero quel poco di civiltà che ho imparato da quando vivo, io, in massima parte, l’ho imparata da W.A.M[OZART]. Da lui, sì, in massima parte; ma in parte, anche da qualcun altro: per esempio, da Henry Beyle (detto Stendhal),  e da Umberto Saba...
[...] la delizia di ascoltare, qui, sola nella mia stanza, il Don Giovanni, per me non potrebbe venire superata da nessun’altra delizia, se non da una: quella di ascoltare qui il medesimo Don Giovanni, in compagnia di Henry Beyle!"

(Io e i dischi, Discoteca, 15 ottobre 1960)

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"La Morante sceglieva i suoi libri tra i classici, soprattutto nell'epica, o nel vasto e indiscriminato corpo del romanzo tra il Sei e l'Ottocento, o, come il giovane Verga, tra i romanzi d'avventura e popolari, del genere che lei stessa praticava. I suoi feuilleton settimanali chiamano in causa fonti e modelli imprecisabili: la Mansfield, Cechov, Dostoevskij, il Dickens più fantastico e spettrale, e soprattutto Verga. Ma il solo Kafka ha lasciato tracce chiaramente riconoscibili. [...] Morante fa i nomi dei romanzieri che le piacciono di più, dividendoli equamente tra saggisti dichiarati e saggisti involontari. Nell'ordine: Omero, Cervantes, Stendhal, Melville, Cechov, Verga".

(Cesare Garboli, Il gioco segreto, Milano: Adelphi, 1994, p. 130-131).

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copertina testo di Weil
Simon Weil, Écrits de Londres et dernières lettres, Gallimard Paris, 1957.

"A un certo punto della sua vita, nutrita com'era di testi e di filosofie orientali, Elsa diventò debitrice, molto debitrice alla teologia dei quaderni di Marsiglia...
[ ... ] la limpidezza siderale, la semplicità, la modestia con cui Simone Weil applica i procedimenti della meccanica ai fatti della psicologia e della storia - ecco quanto c'era di più adatto per esercitare su Elsa il massimo della seduzione". (Cesare Garboli, Il gioco segreto, cit., p. 210-211)

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