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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Gli autori del Manzoni > Walter Scott

Walter Scott

fotografia Lo scozzese Walter Scott (1771-1832) fu un narratore di grande successo nell’Europa di primo Ottocento. Studioso della tradizione letteraria e folclorica del suo popolo, trasfuse nei suoi testi un ricco patrimonio di leggende, fiabe, canti, ballate. Con la sua vasta produzione di romanzi avventurosi e complessi (fra i più noti, Waverley, Ivanhoe, La sposa di Lammermoor) egli diffuse nelle letterature europee il genere del cosiddetto “romanzo storico”, nel quale la fantasia dello scrittore inventa delle vicende fittizie inserendole in un contesto storicamente documentato. In questo nuovo genere la tradizione narrativa settecentesca del romanzo borghese (il novel) si incontrava col profondo bisogno di storia (e di storiografia) che caratterizzava l’età romantica. Gli argomenti dei suoi romanzi toccano varie epoche, dal Medioevo di Riccardo Cuor di Leone (impegnato, nell’Ivanhoe, a combattere in Terra Santa e poi a fronteggiare i conflitti interni fra Sassoni e Normanni) al Cinquecento di Elisabetta e di Maria Stuarda, ai secoli XVIII e XIX. I suoi testi influenzarono tutta una generazione di romanzieri italiani, dal Grossi al D’Azeglio, al Cantù, al Guerrazzi. Il nome di Scott si incontra varie volte nelle lettere e negli scritti teorici di Manzoni. Ricorre nel carteggio col Fauriel e nella corrispondenza con Gaetano Cattaneo, impegnato con altri amici del Manzoni nel lavoro d’équipe della prima stesura del romanzo. Da Brusuglio Manzoni chiede all’amico bibliotecario di fargli avere libri di Scott (“o l’Abbate, o il Monastero, o l’ Astrologo: qualche cosa per pietà”). Egli richiede pure, sempre nella versione francese, il Pirata e la Fiancée (cioè The Bride of Lammermoor, che nel titolo francese richiamava quello dei futuri Promessi Sposi). L’interesse del Manzoni per i romanzi scottiani (parallelo a quello per il Don Chisciotte e per i secentisti) cresce durante la scrittura del testo, e ciò dimostra che l’iniziale giudizio negativo sull’Ivanhoe (letto e riletto) era ormai mutato e il romanzo storico e popolare del celebre narratore scozzese forniva materia prima al “laboratorio” del Fermo e Lucia.

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