|
E’ la località dove Ariosto viene inviato da Alfonso I d’Este nel febbraio del 1522 come commissario ducale, dopo che una forte crisi economica, dovuta alle spese militari, non consentiva più agli Estensi di erogare a Ludovico un regolare stipendio da cortigiano. Quello di commissario ducale nella regione montuosa della Garfagnana era un incarico difficile poiché il territorio in questione, oltre ad essere infestato dai banditi, era stato a lungo conteso tra dominio lucchese e dominio papale-fiorentino e non era quindi riconducibile con facilità agli ordini ferraresi. L’ingresso a Castelnuovo avviene il 20 febbraio, dopo un disagevole viaggio svoltosi nelle intemperie invernali e reso particolarmente rischioso dall’attraversamento di montagne boscose piene di briganti. Il poeta affronta il viaggio con grande malinconia e con evidente spirito di sacrificio. Dello ‘squallore’ della Garfagnana ci parla nella Satira IV ai vv. 139-144: "La nuda Pania tra l’Aurora il Noto, / da l’altre parti il giogo mi circonda / che fa d’un Pellegrin la gloria noto. / Questa è una fossa, ove abito, profonda / donde non muovo piè senza salire / del silvoso Apennin la fiera sponda". Ludovico risiede nella Fortezza, oggi denominata Rocca Ariostea, una costruzione quadrata con torri ai vertici e un torrione in mezzo. Accompagnato in un primo momento dal figlio Virginio, Ariosto mantiene l’incarico fino al giugno del 1525, rivelando grande equilibrio ed equità verso i sottoposti, preferendo il dialogo e il confronto allo scontro frontale, non solo con le popolazioni ma anche con i capi dei banditi che finirono per rispettare il commissario-poeta. Durante gli anni di Castelnuovo Ludovico intrattiene fitte relazioni con esponenti di diversa provenienza, come il fiorentino Zanobi Buondelmonti, amico del Machiavelli. A Castelnuovo si attenua l’impegno letterario del poeta viste le incombenze politiche, diplomatiche e militari.
Castelnuovo di Garfagnana, Rocca ariostesca, foto privata |