titolo Ludovico Ariosto

Decameron

VI. La Valle delle Donne

In pendant con l’inserzione comica che vede come protagonisti i famigli della brigata nell’Introduzione, Boccaccio inserisce nella Conclusione della giornata una digressione sulla gita delle novellatrici alla Valle delle Donne. La topografia favolosa del luogo, che vede al centro di una corona formata da sei alture collinose un laghetto dalle acque cristalline, è ispirata al topos del locus amoenus e appare frutto di suggestioni letterarie, piuttosto che di reminiscenze personali legate alla rivisitazione di bellezze paesaggistiche locali. Al bagno delle giovani nel pomeriggio segue il lavacro dei novellatori in tarda serata; le due abluzioni suggellano, quasi come un rito purgatoriale che marchi un passaggio, la frattura tra la prima e al seconda metà del Centovelle boccacciano.

Se alla tematica dell’Amore e della Fortuna appaiono informate le cinque giornate iniziali, con la novella di Madonna Oretta (VI, 1) si inaugura infatti la trattazione degli accidenti legati all’ingegno umano e alla virtù. Il breve racconto proemiale non si sottrae ad una lettura erotica, autorizzata dall’insistito ricorso alla metafora equina del “trotto”. La specificità della novella si evince però nella valutazione delle allusioni metaletterarie, che qualificano la narrazione come una sorta di istruzioni per l’uso del Decameron. L’incidente incorso a Madonna Oretta pare adombrare l’indicazione della modalità più congrua per la fruizione dell’opera, che si riconosce, a conti fatti, nella declamazione novellistica così come è messa in scena dai giovani della brigata decameroniana nella cornice.


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Madonna Oretta (VI, 1). Paris, Bibliothèque Nationale, ms. Fr. 240, c. 172v.

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