titolo Ludovico Ariosto

I Promessi Sposi: personaggi minori

Agnese, la madre di Lucia, ha molto spazio nell’intreccio e presenta una caratterizzazione molto accurata. La sua popolana saggezza e la sua esperienza della vita si mettono in luce quando organizza e dirige la messinscena del matrimonio clandestino (entrando in contrasto con la figlia, che rifugge da trucchi e raggiri). Altra donna pratica di mondo, con una personalità ben delineata, è Perpetua, la domestica di don Abbondio, pettegola e ciarliera, che sa dare i consigli giusti al suo curato, ma è meno furba di Agnese nella farsa del matrimonio a sorpresa. Un personaggio apparentemente minore è don Ferrante, il nobile che con la moglie; donna Prassede, ospita Lucia a Milano. Don Ferrante è un tipico rappresentante (insieme all’Anonimo) del secentismo, con la sua cultura vuota, formalistica e ampollosa, depositata in una biblioteca nella quale, accanto ai libri di cavalleria o di stregoneria, figurano anche molti testi di astrologia, che portano il buffo letterato ad assurde spiegazioni dell’origine della peste. Due figure di “bravi”, quelle del Griso (servitore di don Rodrigo) e del Nibbio (servitore dell’Innominato), hanno un forte rilievo nell’intreccio. Al Griso, inoltre, l’autore sembra attribuire una particolare funzione simbolica quando ce lo mostra (nel cap. XI) intento a ricostruire gli eventi della “notte degli imbrogli” per farne una “relazione” a don Rodrigo: egli diviene in certo modo un grottesco “doppio” del romanziere storico, che ha come scopo appunto quello di ricostruire dei fatti sulla base di documenti e di farne un ordinato racconto. Due perfette incarnazioni delle trame della politica e delle menzogne del “politichese” (non solo secentesche) sono il Conte Zio e il Padre Provinciale, impegnati a far valere i loro rispettivi poteri in un  dialogo diplomatico carico di allusioni e reticenze, di cui Manzoni ci rende appieno tutta la comicità. Vero e proprio personaggio collettivo, di straordinaria potenzialità espressiva fra il tragico e il comico, è la “folla”. Manzoni è un maestro nella rappresentazione delle masse, dei loro movimenti, della loro psicologia, del loro linguaggio.


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Francesco Hayez, Don Abbondio e Perpetua, prova di stampa per l’edizione illustrata del 1840. Fonte: Marino Parenti, Manzoni editore, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, 1943.

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