Del romanzo storico
Dopo aver letto i Promessi Sposi, appena stampati nel 1827, Goethe espresse un giudizio lusinghiero sul romanzo. Egli vi ammirava le doti d’invenzione poetica e d’ispirazione sentimentale che direttamente provenivano dal cuore dello scrittore e che egli, del resto, già aveva apprezzato nel Manzoni lirico e tragico. Nel giudizio, tuttavia, era compreso anche un rilievo negativo, che riguardava le lunghe digressioni storiche contenute nel terzo tomo del romanzo e che, secondo lo scrittore tedesco, appesantivano e interrompevano la più genuina narrazione letteraria. Manzoni rimase colpito da questa parte del giudizio e progettò una lettera di risposta al grande Goethe. La lettera non fu mai inviata, ma costituì la base per una riflessione, sul romanzo storico e sulla questione del rapporto fra storia e invenzione, che tormentò il poeta per molti anni e che trovò solo tardi la forma definitiva di saggio. Il discorso Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione fu pubblicato nel 1850 fra le Opere varie. Esso è diviso in due parti. Nella prima, più breve, l’autore propone il nucleo teorico della questione dei generi misti e nella seconda studia due generi che nelle letteratura antica e in quella moderna hanno mescolato storia ed invenzione: il poema epico e la tragedia storica. Come questi due generi, il moderno romanzo storico vuole mescolare secondo Manzoni- due cose del tutto eterogenee quali l’invenzione della fantasia e il documento della storia. Il romanzo storico aspirerebbe a una rappresentazione della verità storica, ma, proprio in quanto romanzo, cioè genere d’invenzione letteraria, esso non può che rappresentare il vero poetico o verosimile (cioè qualcosa che potrebbe verosimilmente accadere), mentre oggetto della storiografia è la narrazione del vero positivo, cioè di qualcosa che è realmente accaduto, che è un “dato di fatto”. Nel suo discorso Manzoni giungeva a svalutare un genere narrativo che lui stesso aveva fondato in Italia coi suoi Promessi Sposi e che era fiorito con tanti titoli negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento.

Walter Scott, L’Antiquario, nella traduzione di Pietro Borsieri, Milano, 1823. Fonte: A. Manzoni, Edizione nazionale ed europea delle opere, vol. 14, Milano, CNSM, 2000.

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