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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > La poetica > Storia e invenzione

Storia e invenzione

fotografia Il rapporto fra Storia e invenzione è un motivo centrale della poetica manzoniana. Da un lato esso si collega al profondo bisogno dello scrittore di rappresentare, nella propria opera letteraria, la verità; dall’altro esso è un motivo caratterizzante del romanticismo manzoniano e della letteratura romantica italiana ed europea (che si manifesta, ad es., con la nascita del romanzo storico). Manzoni chiarisce la propria interpretazione di quel rapporto nella Lettre allo Chauvet, quando, parlando del dramma storico, definisce il ruolo del poeta rispetto a quello dello storiografo. Se quest’ultimo ricostruisce i fatti storici “dall’esterno”, basandosi sulle informazioni documentarie (spesso carenti), il poeta li ricostruisce “dall’interno”, ricreando con i mezzi dell’arte i sentimenti, i conflitti interiori, le volontà, i pensieri, i discorsi dei protagonisti di quei fatti. Il poeta drammatico, cioè, aggiunge quella “parte perduta” della Storia che non troveremo mai nei documenti (rimette la “carne” allo “scheletro” che essi ci hanno lasciato, dirà altrove Manzoni). A tal fine egli ricorre all’invenzione, ma questa deve essere verosimile, rispettando i dati storici ed evitando qualunque falsificazione “romanzesca” dei caratteri dei personaggi ai quali si dà poeticamente nuova vita. Il compito affidato dal Manzoni al drammaturgo era indubbiamente arduo e contraddittorio. Il poeta doveva “inventare” l’anima del personaggio, ma come se quella fosse stata la “vera” anima di una figura storica della quale poco o nulla sappiamo dai documenti. Manzoni era ben consapevole di questa contraddizione, che da un lato rischiava di falsificare la Storia e dall’altro limitava la libertà dell’invenzione (nella figura di Adelchi, ad esempio, egli percepiva quel “romanzesco”, cioè quel “falso”, che in teoria avrebbe dovuto evitare). Il passaggio al romanzo consentì al Manzoni di ridefinire i termini della questione, concedendo all’invenzione maggiore autonomia e legittimità, e restituendo ad essa quelle potenzialità di rappresentazione del mondo ideale dello scrittore che lo scrupolo storiografico delle tragedie teneva ancora sopite.

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