titolo Ludovico Ariosto

Le varie fasi della prigionia

Vinca Fortuna omai se sotto il peso

di tante cure alfin cader conviene,

vinca, e del mio riposo e del mio bene

l’empio trofeo sia nel suo tempo appeso (Rime, 664, 1-4)

Con questi versi si apre la sezione delle rime tassiane successiva all’incarcerazione. I sette anni che il poeta trascorse recluso, con un regime di controllo che nel tempo si attenuò senza tuttavia venire mai meno, sono un periodo cruciale, una cesura dopo la quale il percorso tassiano prese altra forma e indirizzo. Entro tratti costanti che caratterizzano il periodo di Sant’Anna, quali le continue richieste di clemenza, una confessione delle proprie colpe (di volta in volta identificate nell’imprudenza, nell’irriverenza verso il duca, nell’audacia), la descrizione delle condizioni di miseria e bisogno che impedivano gli studi e la scrittura, si possono individuare periodi di maggiore serenità alternati a periodi di ripiegamento e stanchezza, spesso coincidenti con gli annebbiamenti e le visioni descritte nell’epistolario. Nei momenti più propositivi, ad esempio nel periodo subito successivo all’arresto, poi ancora nel 1581 e all’inizio del 1585, la produzione di dialoghi ma anche le rime encomiastiche e soprattutto le lettere rappresentavano il canale di comunicazione con l’esterno, gli strumenti, padroneggiati da un poeta e da un letterato che non aveva uguali in quegli anni, per offrire all’esterno una ricostruita immagine di sé.

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La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Tondo raffigurante il Tasso recluso a Sant’Anna, nel 1584

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