titolo Ludovico Ariosto

Vincenzo Gonzaga

Figlio di Guglielmo e di Elonora d’Austria, Vincenzo nacque nel 1562 a Mantova e divenne duca appena venticinquenne, nel 1587, alla morte del padre. Pochi mesi prima, nel luglio del 1586, aveva ottenuto la liberazione del Tasso da Sant’Anna e nei mesi successivi ospitò il poeta nella corte mantovana, promuovendo la stampa del Floridante e soprattutto del Torrismondo, a lui dedicato. Fu il principe più omaggiato dal Tasso degli ultimi anni: se infatti già nel 1562 il Tassino, appena diciottenne, aveva composto sonetti celebrativi della nascita di Guglielmo, ne cantò in seguito sia le nozze con Eleonora de’ Medici nel 1584 (con la canzone Italia mia, che l’Apennin disgiunge, a riprendere il celebre modello petrarchesco), sia le provvisorie infermità, sia le nascite degli eredi; significativo, ancora, che per Guglielmo il Tasso abbia composto un testo ambizioso come Amore alma è del mondo, Amore è mente (Rime, 444). Anche se il rapporto con il principe si raffreddò presto e Tasso decise per due volte, nel 1587 e poi nel 1591, di allontanarsi di forza dalla ricca e lussuosa corte gonzaghesca (che avrebbe pochi anni dopo accolto Rubens), l’importanza di questa figura e la gratitudine tassiana rimangono fissate, con accenti inequivocabili, nel sonetto composto appena dopo la liberazione dalla prigionia: «Vostro dono è s’io spiro e dolce raggio / di sol chiaro e lucente a me risplende, se l’ale il nome ancor dispiega e stende, / se scampo rischio e non pavento oltraggio» (Rime, 313, 1-4).


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

P.P. Rubens, Ritratto di Vincenzo Gonzaga, Mantova, Palazzo ducale

indietro