Libreria di Vittorio Imbriani
Vittorio Imbriani, nato a Napoli nel 1840, è una delle personalità più eminenti ed affascinanti della cultura Italiana ed Europea, della seconda metà dell'800. Trascorre la giovinezza prima a Nizza poi a Torino e nel 1858 giunge a Zurigo dove frequenta i corsi su Petrarca e la letteratura cavalleresca tenuti da Francesco de Sanctis. L’anno successivo parte volontario per la seconda guerra di indipendenza senza partecipare attivamente, per l'improvvisa pace tra Francia e Austria. Nel 1860 prosegue gli studi a Berlino, dove approfondisce gli studi di filosofia e il pensiero di Hegel. L’esperienza, le frequentazioni e gli studi alal’estero gli conferiscono uno spiccato spirito critico ed un pensiero politico-civile di livello europeo. E’ stato una figura poliedrica di intellettuale, “novelliere e pubblicista, erudito, studioso della letteratura e delle tradizioni popolari italiane, dantista di fama e uomo politico".
La "Libreria" dell'Imbriani, nella storia del collezionismo partenopeo dell'Ottocento, costituisce un patrimonio culturale nel quale l'interesse del bibliofilo e la passione del bibliomane si fondono: essa annovera una cospicua ed etereogenea raccolta di rare edizioni, aldine e giuntine, ma anche guide turistiche, strenne natalizie, nonché manuali scolastici, testi scientifici, riguardanti l'anatomia, la chimica, la fisica, la botanica, la matematica, l'agricoltura, ma anche l'arte, l'architettura, l'archeologia, la filosofia. Si rinviene, ancora, una nutrita sezione di Storia Patria; di rendiconti, memorie e atti accademici, periodici quali testate di giornali, riviste italiane e straniere, miscellanee di studi meridionalistici.
La “Libreria”, con atto notarile del 1891, fu donata da Luigia Rosnati, vedova dell'illustre studioso, che – probabilmente ispirata dalla stessa volontà del marito – decise di offrirne il lascito alla Biblioteca della Regia Università. Nel rogito furono inserite alcune condizioni, tra le quali si rinviene la clausola che vieta di smembrare, scindere o confondere con altri, il Fondo Imbriani.