Manoscritti del Museo petrarchesco piccolomineo
Il Fondo «Enea Silvio Piccolomini e Famiglia Piccolomini», patrimonio del Museo petrarchesco piccolomineo di Trieste, contiene documentazione archivistica relativa all'arco cronologico dal 21 marzo 1408 al 15 ottobre 1603.
La documentazione è costituita da una serie di documenti, fra missive di argomento diplomatico e militare, lettere cardinalizie, corrispondenza privata degli eredi piccolomini; alcuni atti diplomatici trasmessi in forma di bolla, breve pontificio e diploma imperiale; alcuni documenti privati fatti redigere dai discendenti Piccolomini.
Alcune lettere sono idiografe e autografe di Enea Silvio Piccolomini, più numerose quelle con la sola firma autografa.
Il fondo è costituito dai documenti di Enea Silvio Piccolomini e di discendenti dei diversi rami della sua famiglia, acquistata sul mercato antiquario dall'erudito Domenico Rossetti conte de Scander (Trieste 1774-1842) negli anni Venti dell'Ottocento. I documenti – donati alla Biblioteca Civica con lascito testamentario nel 1842 - sono collocati nella sede del Museo petrarchesco piccolomineo, tra i manoscritti petrarcheschi e piccolominei e il fondo archivistico del gentiluomo.
Enea Silvio Piccolomini (Corsignano 1405-Ancona 1464), fu umanista, diplomatico e pontefice con il nome di Pio II. Segretario del vescovo di Fermo, Domenico Capranica al Concilio di Basilea (1431-1438), passò poi alle dipendenze del Duca di Savoia Amedeo VIII, designato antipapa con il nome di Felice V (1438-1449). Dal 1442, in seguito all'assunzione alla cancelleria da parte di Federico III, si trasferì a Vienna, operando perché il monarca tornasse all'obbedienza del Papa di Roma, tanto da guadagnare all'Asburgo la corona imperiale. Enea Silvio professò i voti sacerdotali nel 1444 e fu nominato vescovo della Diocesi di Trieste (1447-1450); fu dal 1450 vescovo di Siena, quindi Cardinale di Santa Sabina e Pontefice dal 1458. Morì ad Ancona nel 1464 mentre stava per intraprendere la crociata volta ad arrestare l'espansione musulmana del Sultano Maometto II nei Balcani.