Museo petrarchesco piccolomineo
Il Museo petrarchesco piccolomineo, aperto nel 2003, fa parte dei musei letterari della Biblioteca Civica “Attilio Hortis”. Domenico Rossetti conte de Scander (Trieste, 1774-1842), giurista, fondatore della «Società di Minerva» (1810) e della rivista «Archeografo Triestino» (1829), creò la collezione durante il periodo napoleonico. Egli distinse la raccolta dedicata a Francesco Petrarca (Arezzo 1304 - Arquà 1374) e ad Enea Silvio Piccolomini (Corsignano 1405- Ancona 1464), dal complesso della sua libreria privata. Lasciò entrambe alla Biblioteca Civica di Trieste che si arricchì così di 2000 edizioni a stampa relative a Petrarca e Piccolomini, mentre gli altri 5721 volumi furono collocati nella Sezione Generale della Biblioteca Civica. Negli anni la collezione si è arricchita di codici manoscritti, incunaboli e cinquecentine acquistati - in particolare - presso «Libreria Antiquaria» del poeta Umberto Saba. La presenza di 35 manoscritti tra il XIV e il XVI secolo – molti dei quali miniati -, di 59 manoscritti dal XVIII al XX secolo, di 70 incunaboli e di quasi 400 esemplari di edizioni del XVI secolo, fanno del Fondo petrarchesco il secondo al mondo dopo la «Collezione Fiske» presso la Cornell University Library di Ithaca (NY – USA).
La raccolta piccolominea è ricca di 36 collocazioni di manoscritti, nei quali sono ordinate 300 lettere e documenti di Enea Silvio Piccolomini e dei discendenti della famiglia. Si compone inoltre di 71 incunaboli e di più di 250 Cinquecentine.
La raccolta iconografica del Museo comprende 700 esemplari di iconografia, tra i quali i fronti dipinti ad olio di due coppie di cassoni nuziali di Scuola toscana (XV secolo) che raffigurano in stile tardogotico i Trionfi. La sala è dominata dall'imponente albero genealogico della famiglia Piccolomini del fiammingo Arnold van Westerhout (Roma 1685).